Kaipa - Children Of The Sounds

Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2017
Durata:58 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. CHILDREN OF THE SOUNDS
  2. ON THE EDGE OF NEW HORIZONS
  3. LIKE A SERPENTINE
  4. THE SHADOWY SUNLIGHT
  5. WHAT'S BEHIND THE FIELDS

Line up

  • Hans Lundin: keyboards & vocals
  • Per Nilsson: electric & acoustic guitars
  • Morgan Ågren: drums
  • Jonas Reingold: bass
  • Patrik Lundström: vocals
  • Aleena Gibson: vocals
  • Elin Rubinsztein: violin

Voto medio utenti

La storia non si discute, si rispetta. E i Kaipa sono storia (di una nazione, di un genere musicale, ma non solo). Dalla "rinascita" datata 2002, gli svedesi - guidati dal mastermind Hans Lundin - non si sono fermati un attimo, e hanno dato alle stampe album con una continuità invidiabile e inimmaginabile all'epoca.

Il prog sinfonico ed elegante di "Children Of The Sounds" - rétro che più non si può e cristallizzato nella sua rassicurante prevedibilità - fa bella mostra di sé già nell'introduttiva titletrack, quasi 12 minuti di musica e parole che partono dagli Yes e dai Genesis per arrivare (esagerando) a Neal Morse e ai Transatlantic. Mancano le sorprese anche nella successiva "On The Edge Of New Horizons", dove ai nomi già citati si possono aggiungere Unitopia e Southern Empire - anche se paradossalmente si percepisce la mancanza dell'intramontabile Mellotron, sostituito da campionamenti di cori e archi più moderni. In "Like A Serpentine" gli scenari si fanno bucolici e medievaleggianti - tra sfumature classiche e armonie vocali di scuola Asia - prima della breve ("solo" 7 minuti) "The Shadowy Sunlight", con il violino di Elin Rubinsztein in apertura e in chiusura a ricordare i Kansas e una parte centrale meno coinvolgente e riuscita. Il finale ("What's Behind The Fields") è all'insegna del prog più folkloristico di Focus e Jethro Tull.

Ridendo e scherzando è passata quasi un'ora, e francamente non è stata proprio una passeggiata: perché? Forse è sbagliata la domanda. Proviamo a metterla già in questo modo: può della musica appassionata e formalmente ineccepibile come quella dei Kaipa risultare comunque troppo datata alle mie orecchie? A malincuore, credo di dover dire di sì.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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