Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2017
Durata:56 min.
Etichetta:Kscope

Tracklist

  1. BLOOD ON THE TIGHTROPE
  2. ANYMORE
  3. CRUMBLING TEETH AND THE OWL EYES
  4. RED LIGHT ESCAPE
  5. FRACTURED
  6. A THOUSAND SHARDS OF HEAVEN
  7. BATTLEFIELD
  8. MOVING ON

Line up

  • Mariusz Duda: vocals, instruments
  • Marcin Odyniec: saxophone
  • Sinfonietta Consonus Orchestra conducted by Michał Mierzejewski

Voto medio utenti

In attesa di scoprire che strada intraprenderanno i Riverside dopo la prematura scomparsa del chitarrista Piotr Grudzinski nel 2016, Mariusz Duda torna sul mercato con un nuovo full-length del progetto parallelo Lunatic Soul, giunto ormai al suo quinto capitolo.

Originariamente ispirato alle sonorità drone e ambient, il sound è andato via via arricchendosi di elementi sempre più "reali" e sempre meno campionati, ampliando notevolmente il range dinamico della proposta.

Questo è confermato da un brano come "Blood On The Tightrope", che mette a sistema Massive Attack, innesti sintetici di matrice Eighties e minimali partiture pianistiche. "Anymore" ha dalla sua timbriche kraftwerkiane, riff ipnotici di scuola Peter Gabriel e linee vocali che rievocano l'ultimo Steven Wilson, prima della sinistra ma orecchiabile "Crumbling Teeth...", sublimemente arrangiata e molto vicina alla band madre del polacco. "Red Light Escape" non avrebbe sfigurato in un album dei Depeche Mode, e fa il paio con la titletrack che, nonostante gli echi trip-hop, è tra gli episodi più tirati (e forse ripetitivi) del lotto. I due "pezzi forti" vengono messi al centro dell'opera: "A Thousand Shards Of Heaven" inizia in maniera morbida e struggente (con gli archi della Sinfonietta Consonus Orchestra in primo piano), poi l'evoluzione è elettronica e sospesa, con il sax appena accennato di Marcin Odyniec che sfocia nella coda inaspettata e free; "Battlefield" è anch'essa dilatata e gioca sui sottili equilibri dei pochi ingredienti messi nel piatto da Duda. La chiusura è disimpegnata (passatemi il termine, ndr), breve, predilige il groove e rimanda alle esperienze della sopraccitata band di Martin Gore.

"Fractured" non ha niente che non vada. L'unica mia paura - forse infondata - è che Riverside e Lunatic Soul si avvicinino sempre di più perdendo le rispettive peculiarità. Aspettiamo Mariusz Duda al varco...

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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