Copertina 8

Info

Anno di uscita:2017
Durata:49 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. IN-SIDE
  2. MR. VALENTINE
  3. THE FOURTH ESTATE
  4. THE LIGHTHOUSE
  5. MONEY
  6. SICKNESS
  7. ADDICTION
  8. HYMN OF GLORY
  9. MILLSTONE
  10. THE ORPHANAGE (INSTRUMENTAL)
  11. THE BEND OF LOVE
  12. LUST AND DESIRE
  13. THE RIVER
  14. BLACK DUNES
  15. STREAM OF LIFE
  16. I HAVE SEEN....
  17. FREAKSHOW (THE)
  18. OUT-SIDE

Line up

  • Giacomo "Chris" Bartolini: bass
  • Federico "Face" Fazi: drums
  • Nicolas "Nick" Pandolfi: guitars
  • Federico "Smiths" Fabbri: keyboards
  • Alex "Kage" Cangini: vocals

Voto medio utenti

Corruzione, dipendenza, violenza, guerra e mala informazione sono le piaghe che affliggono questo mondo allegorico, teatro dei racconti di Lily, nel quale si intrecciano storie di tante vite apparentemente diverse ma fortemente collegate tra loro.
Sono gli stessi Echotime in un'intervista rilasciata recentemente a descrivere il nuovo concept uscito via Rockshots Records quest'anno dopo l'ottimo esordio "Genuine" del 2013. Da allora di cose ne sono successe parecchie - dall'abbandono di quasi tutti i membri del nucleo originale a una serie di live con band del calibro di Pain of Salvation, Claudio Simonetti’s Goblin, Circus Maximus e Ghost B.C - e "Side" (registrato dall'onnipresente Simone Mularoni) è rimasto di fatto chiuso in un cassetto dal 2014 a oggi.

Delle 18 tracce del full-length, una buona metà sono stralci di dialoghi o momenti di sound design brevi ed evocativi; il resto sono ottime canzoni, estremamente ben arrangiate, essenziali e mai prolisse.

Dopo il preludio "In-Side" - con il pianoforte e il cantato teatrale ed elegante di scuola Jon Oliva - è la volta di "Mr. Valentine", brano groovy alla "Take The Time" con delle riuscite aperture melodiche. "The Lighthouse" è un'altra chicca fatta di orchestrazioni ed elettronica, che non sfigurerebbe in una rock opera, così come la più semplice e diretta "Sickness". "Hymn Of Glory" rimanda ai Symphony X e all'oriental metal, senza risultare troppo derivativa, e contrasta con "The Orphanage", un dialogo musicato a cavallo tra colonna sonora e Fates Warning. "The Bend Of Love" evoca il cabaret ma evolve rapidamente in sonorità heavy e drammatiche, mentre "The River" è una ballad sofferta e appassionata che mette a sistema "The Wall" dei Pink Floyd e "Tommy" degli Who. L'accoppiata "Black Dunes/Stream Of Life", nonostante le citazioni morriconiane, è più vicina al rock che al metal, e sfocia nell'elaboratissima "Freakshow", un po' circense, un po' "Corpse Bride" e un po' Ayreon fino al brusco cambio di rotta al terzo minuto dalla deriva epica e sinfonica. L'outro fa pensare a un jazz-club, finale lynchano inaspettato e gustoso.

L'attesa è stata ripagata. Complimenti agli Echotime che hanno saputo gestire con maestria così tanti ingredienti.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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