Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2017
Durata:43 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. MUSE
  2. RITES OF THE LOCUST
  3. VISCERAL HEXAHEDRON
  4. THE HORNS OF GEFRIN
  5. INCORPOREAL DESPAIR
  6. XIPE TOTEC
  7. LUS SEPULCRI
  8. STORMGATE CONVULSIONS FROM THE THUNDEROUS SHORES OF INFERNAL REALMS BEYOND THE GRACE OF GOD
  9. MESSIAH NOSTRUM
  10. OMENS TO THE ALTAR OF ONYX
  11. ANCIENTS ARISE

Line up

  • John McEntee: Guitars
  • Kyle Severn: Drums
  • Sonny Lombardozzi: Guitars
  • Chuck Sherwood: Bass

Voto medio utenti

La capacità di esser sempre attuali senza perdere il contatto con le proprie origini è una caratteristica che appartiene solamente alle grandissime band. Gli Incantation di John McEntee appartengono, a mio personale giudizio, a questo gruppo elitario, riconoscibilissimi sia quando affondano nel death-doom, sia quando scalciano con furia omicida.
Scorrere la discografia per chi è in cerca di conferme: partendo da “Onward to Golgotha” uscito nel 1992 per Relapse fino al più recente “Dyrges of Elysium” di tre anni fa comprendendo anche il materiale edito come singoli ed EP, è impossibile rimanere delusi o insoddisfatti.
“Profane nexus” è il loro undicesimo lavoro in studio, l’ennesima pietra preziosa di una carriera votata al sentiero della mano sinistra del death metal, ed è uno di quei lavori che trasmettono oscurità e angoscia fin dai primi passaggi.
Definire riuscito il matrimonio fra il riffing tormentato di John McEntee e l’opera dietro la consolle di quel vecchio marpione di Dan Swanö è riduttivo, ogni nota è riconoscibile, profonda e tagliente, ogni canzone possiede quell’aura maligna che si pretende in un album a nome Incantation, trasmettendo un semplice messaggio: non cercate speranza, luce o gioia. Non ne troverete.
Ed in questo viaggio nell’Abisso la band ci porta in preferibilmente in territori death-doom, senza sentire il bisogno di correre per 40 minuti, bensì rallentando con sapienza, soffocandoci secondo dopo secondo, puntando su sensazioni disturbanti (in questo senso valga l’ascolto di “Incorporeal despair”).
Punti di forza del lotto? A mio avviso l’opener “Muse”, la pesante “Visceral hexaherdon”, la varia e schizzoide “Lux sepulcri”, l’apocalittica “Omens to the altars of onyx” meritano un encomio particolare anche se, ripeto, è l’intero lavoro a funzionare nella sua interezza.
Come non poter cogliere la bellezza dell’oscurità?
Miglior disco death del 2017

Variegato ma compatto, ragionato ma brutale. Questo disco insegna che personalità e un ottimo songwriting contribuiscono a creare un death metal migliore rispetto alle docce di blastbeat a cui ci siamo abituati negli ultimi anni.

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