Avevamo lasciato i
Black Country Communion con quell'insipido terzo disco, quell'
Afterglow fatto uscire quasi svogliatamente, quasi per sfruttare il momento ancora propizio della band ma che già mal celava i malumori interni. Difficile che le (super) star vadano d'accordo ed ecco che l'asse
Hughes-Bonamassa poco dopo si rompe. Nel frattempo l'iperattività di
Glenn lo porta a far uscire un gran bel disco solista, mentre
Joe galleggia nella mediocrità come gli succede da dopo
"Who Killed John Henry". Che fare? Ci sono conti da pagare, ville da comprare ed alla fine
Bonamassa cede alle lusinghe di
Hughes e decide di richiamare
Bonham (che ha passato il suo tempo sfondandosi di Big Mac) e
Derek (divenuto ormai molesto nel guardare i cantieri stradali nel vicinato) e mettere insieme di nuovo la band.
Ora, però, riponiamo il lato goliardico e cialtrone di questo inizio rece (almeno per un attimo) perché con il nuovo
BCC IV non si scherza un cazzo. Chiaro, da questo disco non c'è da pretendere ricerca o innovazione (quel tipo di creatività, a volte, viene usata per le uscite soliste) ma se avete voglia di sano rock 'n' roll, di passare 45 minuti ad ascoltare musica di classe battendo il piede, beh, credo che non ci si possa lamentare. "BCC IV" riesce nell'impresa di bilanciare la tracotanza tirannica di
Bonamassa, le pulsazioni della sezione ritmica e l'estro canoro del sempregiovane
Hughes. Merito di una discussione fatta al momento di riformare la band, merito (per una volta, incredibilmente) della produzione di
Kevin Shirley che fa uscire un suono rotondo, che abbraccia tutti gli strumenti i quali invadono la stanza in modo composto ma incisivo. Le canzoni sono varie e mai troppo ruvide, anzi, c'è spazio per il sentimento e la classe di una
The Last Song For My Resting Place o ancora del pianoforte di
Wanderlust dove
Sherinian sale in cattedra a fianco di un composto
Bonamassa, c'è il bel rock tinto di blues del singolo
Collide, c'è l'hard della bellissima
The Cove, c'è il tempo marziale contrapposto al ritornello delicato di
Over My Head, c'è... una voglia di mettere la melodia e il groove prima delle scariche elettriche e dell'energia.
Come sempre siamo tra Zeppelin e Purple, senza raggiungere le vette dei maestri i BCC proseguono nella loro opera di diffusionee di un rock 'n' roll maturo, di classe, mai banale o stereotipato. Fare questo tipo di musica in modo convincente dopo più di mezzo secolo che è stata inventata, non è roba per tutti. So che i detrattori grideranno allo scandalo e tacceranno i BCC di essere una macchina da soldi sterile e ripetitiva ma... lasciateceli godere.