Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2017
Durata:42 min.
Etichetta:Apostasy Records

Tracklist

  1. NIOM: 004D004F0049004E
  2. GODDESS OF MACHINES
  3. INVADER FROM BEYOND
  4. MARK OF CAIN
  5. THE OBSERVER
  6. THE KEY TO YOUR VOICE
  7. RENDEZVOUS WITH DESTINY
  8. ALL COMES TO ITS END
  9. BACK FROM APATHY
  10. THE CREATOR'S FALL
  11. EMBRACED BY INFINITY

Line up

  • Philipp Bischoff: vocals
  • Lutz Gudehus: guitars
  • Lucas Katzmann: drums
  • Lutz Neemann: guitars
  • Kim-Patrick Friedrichs: bass

Voto medio utenti

Quest'anno per me, che del melodic death metal ho fatto quasi una malattia, è stato foriero di un paio di grosse delusioni: la certificata fine degli Arch Enemy ed il mezzo passo falso di una band che ritenevo immune da errori come i Mors Principium Est (rispettivamente qui e qui per chi volesse sapere come la penso).
Perciò, per evitare di restare deluso, mi approccio ad ogni nuova uscita del genere con un certo distacco: è così che ho affrontato l'ascolto di questo "Invader from beyond", terzo lavoro dei tedeschi Damnation Defaced, licenziato da Apostasy Records.

Ora, la presenza di quella vecchia lenza di Dan Swanö al mixaggio, avrebbe dovuto farmi subodorare di avere a che fare con qualcosa più di una buona uscita ma ho dovuto toccare con mano (ed orecchio) per averne la certezza.
Ebbene Philipp Bischoff, Lutz Gudehus e compagni portano il melodeath ad un altro livello, un livello per pochi.
Uno dei motivi per cui adoro questo genere di death metal è l'incredibile contrasto tra la brutalità e la violenza dei vocalist e la melodia delle linee di chitarra: uno dei punti di forza del quintetto teutonico.

Tutto il disco riprende le tematiche riguardanti la sci-fi, il futuro e l'evoluzione del genere umano tanto care al gruppo, e le mette in musica grazie all'uso eccellente di synth e di armonizzazioni delle sei corde che conferiscono a tutto il platter un sound dal sapore quasi spaziale; non siamo in presenza di un concept ma ogni canzone basta a sè stessa.

Ci sono passaggi strumentali come in "Embraced by Infinity", dove il singer sebbene usi sempre delle harsh vocals, crea delle ottime linee melodiche; ci sono attimi -ascoltare "The Observer" per credere- in cui si viene gettati in una disperazione senza fondo oppure momenti ove la rabbia sembra uscire dai solchi del disco, "The Key to your Voice".
Non mancano i passaggi orchestrali come i cori sullo sfondo di "Goddess of Machines" che, invece di diluire la furia delle liriche, ne accentuano i movimenti drammatici.

Il fulcro di tutto il lavoro a mio parere è però il micidiale trittico quasi in coda al disco: "All Comes to its End", "Back to Apathy" e "The Creator's Fall" in cui i riffs relativamente semplici ma d'impatto incredibile la fanno da padrone insieme alla prova vocale di Bischoff che offre davvero il massimo della sua gamma interpretativa.
Quando un gruppo offre così tanto ad un genere in cui è facile deragliare e prendere strade che tradiscono lo spirito proprio del metallo della morte si può solo ascoltare, ringraziare e comprendere cosa significhi "evoluzione" nel rispetto della tradizione.

Ci metto solitamente un po' ad assimilare un disco per poi scriverne, ma raramente ho abusato nell'ascoltare un lavoro come per questo "Invader from Beyond", un album che mi sento di consigliare a tutti -deathster e non- perchè sarebbe quasi delittuoso perderlo.
N.d.A. Genera dipendenza.

Damnation Defaced - "Invade from beyond"



Recensione a cura di Alessandro Zaina

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