Secondo album per gli
Stage of Reality, gruppo capitolino fondato nel 2014 da
Andrea Neri, già membro insieme a
Marco Polizzi negli
Astarte Syriaca, che dopo il debutto "
The Breathing Machines" giunge a questo omonimo su
Rock Avenue Records con una lineup abbastanza rinnovata e soprattutto una raggiunta coesione tra i cinque elementi che ad oggi formano non più un progetto dell'ex chitarrista di Blaze Bayley ma una band a tutti gli effetti.
Avendo avuto modo di ascoltarli dal vivo il maggio scorso quando suonarono la stessa sera degli Insidia qui a Roma, ero rimasto particolarmente impressionato non solo dalla prestazione tecnica e dal possesso della scena degli Stage of Reality ma anche dall'hard heavyrock dei nostri, davvero coinvolgente, maturo e carismatico e quindi attendevo l'uscita del loro album con particolare interesse per verificare se le mie impressioni di allora fossero confermate o meno.
Non solo confermate, ma superate.
I SOR danno la luce ad un disco superbo, classico quanto basta per piacere anche ai dinosauri come il sottoscritto ma allo stesso tempo dal sound e dalle soluzioni attuali, pieno di groove ma allo stesso tempo raffinato e cromato, perfettamente bilanciato tra le due anime della band e supportato da linee vocali sempre vincenti ed immediatamente memorizzabili senza scadere nella banalità.
Sin dall'iniziale "
Spectral Drum Down" si riesce ad avere la percezione di trovarsi di fronte a qualsiasi di superiore e la continuità perfetta con la quale la formazione capitolina si esprime per tutti i 52 minuti conferma la solidità estrema delle basi sulle quali gli Stage of Reality oggi poggiano, come detto dallo stesso Neri non più un disco interamente scritto da lui come al tempo dell'esordio ma un lavoro di squadra collettivo che restituisce un poliedro di emozioni e sensazioni.
Una delle mosse vincenti della band, inutile negarlo, è rappresentata dall'inserimento dietro il microfono di
Damiano Borgi, la cui prova si rivela come perfetto corollario della musica dei SOR, magistrale interprete in brani come "
Think Twice", la più moderna "
Legitimate Rage", con sprazzi di inserimenti elettronici che qua e là impreziosiscono il songwriting dei nostri, una delle più convincenti del lotto insieme al brano dalle tinte progressive "
Not In Vain", la coinvolgente e frizzante "
Wake Up" e le già note "
Never" e "
Dignity", pubblicati come primi due singoli su Youtube circa un anno fa e seguite oggi dal terzo singolo "Spectral Drum Down" che potete vedere in calce a questa recensione.
Tanto riuscita la prova di Borgi che forse il brano che va un po' a stonare è proprio "
Warlord" in cui duetta con il buon Blaze, col suo vocione un po' sgraziato forse più adatto a territori più sanguigni e grezzi, di fronte al quale in ogni caso sfoderiamo un sincero sorriso di stima data la bontà del personaggio e le terribile traversie che ha dovuto sopportare ed affrontare nella propria vita; di altro impatto l'altra partecipazione illustre, ovvero quella con
Amanda Somerville nella delicata e rabbiosa cover di "
Back to Black", terzo singolo tratto dall'album omonimo del 2006 della compianta
Amy Winehouse.
Un disco intenso, allo stesso tempo di classe e di impatto, che non solo conferma ma accresce e di parecchio tutto il bene di cui si parlava quando l'argomento riguardava gli
Stage of Reality: centro perfetto.