L'avvenente fanciulla raffigurata in un provocante desabillè sulla copertina di questo Cd si chiama Aina Olsen, è norvegese (nata dalle parti di Oslo, ma trasferitasi nel 1989 negli USA per dare un impulso internazionale alla propria carriera artistica) e "Living in a boy's world" è il suo terzo album, uscito in origine nel 1988 e divenuto, come spesso accade, un piccolo "oggetto di culto", oggi recuperato e riportato alla luce nella collana Classix dell'attenta MTM Music.
Musicalmente siamo dalle parti di un AOR energizzato e fragoroso, reso ancora più "commerciale" (nel senso classico degli anni '90) da una piuttosto ricca contribuzione di tastiere e pads elettronici e che, probabilmente, vede accentuata questa sua "irruenza" sonora da un'incisiva (e alquanto pertinente) opera di rimasterizzazione.
Aina è una cantante dalle imponenti doti tecniche ed interpretative, timbricamente e stilisticamente affine alle grandi regine del rock melodico Ann Wilson, Pat Benatar e Bonnie Tyler, seguite a ruota da Robin Beck, Alannah Myles, Sandy Saraya, Joanna Dean e Fiona (non è un caso che la bella title track di questo lavoro sia stata incisa anche dalla Flanagan nel suo "Beyond the pale"), illuminando con le sue capacità il vitaminico e anthemico FM rock di "Rocks off" e di "Shot down in flames", con le loro deviazioni pop, il refrain ultra-catchy di "A love forever story" o ancora il solido impasto tra organo hammond e chitarra di stampo Purple-iano (ma, in qualche modo, non troppo lontano anche dai misconosciuti Witness) di "Pleasure & pain".
Come vuole il copione, non può essere trascurato neanche il lato prettamente romantico ed eccolo manifestarsi con tutta la sua passionalità nel delicato slow "Believe in me", nella raffinata e "cardiaca" (nel senso della band delle sorelle Wilson) ispirazione di "You babe you" e nella splendida atmosfera soffusa, permeata di sensibilità, che avvolge "I need to know".
L'albo diviene ancora più appetibile per merito dell'inclusione di cinque eccellenti bonus tracks, tra le quali emergono per classe e consistente attrattiva il tocco Zeppelin-esque delle ottime "Save me father" e "It's raining, it's pouring" (con le Heart che ritornano ad essere un significativo riferimento, questa volta nella loro fase d'inizio carriera, quando il Dirigibile era una loro più che evidente influenza), la contagiosa verve di "Too good to be true" e la scoppiettante seduzione di "Shake you good".
Una ristampa di notevole significato, dunque, che sarei davvero lieto si trasformasse anche in uno stimolo nel persuadere Aina (attualmente in ogni caso sempre impegnata nel campo della poesia, della musica e della fotografia) ad un ritorno in grande stile sulle scene del melodic rock mondiale ... sarebbe, credo, alquanto interessante vederla (in compagnia, per esempio, dell'altra autorevole voce del genere Robin Beck, anche lei recentemente "rincasata" nella dorata e confortevole dimora di queste coordinate musicali) confrontarsi con le sue più giovani contendenti.
Il risultato finale, qualora le qualità qui evidenziate si fossero conservate intatte, sarebbe tutt'altro che scontato.
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