Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:48 min.
Etichetta:Metal Heaven
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. CHASING SHADOWS
  2. THE ALTER
  3. MOTHER FATHER HOLY GHOST
  4. SAIL AWAY
  5. CHILD OF THE LIGHT
  6. TAHIGWAN NIGHTS
  7. MANIC MESSIAH
  8. ANGEL AND THE GAMBLER
  9. A STORY TOLD
  10. THE RULERS OF THE WORLD

Line up

  • Rolf Munkes: guitars
  • Doogie White: vocals
  • Neil Murray: bass
  • Mike Terrana: drums

Voto medio utenti

Hanno impiegato un po’ di tempo, ma alla fine, con il quarto album, gli Empire di Rolf Munkes hanno raggiunto il loro presumibile “scopo primario”: quello di realizzare un’opera che celebrasse in maniera davvero convincente e “naturale” la magnificenza del suono Rainbow/Black Sabbath.
Non credo che tale conquista sia da “imputare” ai cambi di line-up, anche perché i predecessori dei “nuovi” entrati Mike Terrana e Doogie White avevano svolto egregiamente il loro lavoro, senza grosse sorprese peraltro, trattandosi di Andre Hilgers, Lance King, Mark Boals e, soprattutto, Tony Martin, tutta gente che nei rispettivi ruoli di competenza, conosce assai bene la materia.
Eppure oggi gli Empire, forse per una vena compositiva finalmente brillante e pure discretamente propositiva, e per uno “spirito” di squadra più forte delle singole individualità, risultano alle mie orecchie un’entità omogenea e compatta, che impregna i suoi pezzi di quel feeling che nelle prove precedenti mi era sembrato un po’ frammentario.
Doogie, dopo aver contribuito in maniera significativa a rendere i Cornerstone uno degli eredi più autorevoli del rock duro magniloquente e passionale, è ancora una volta artefice di una performance di grande spessore, con quella laringe da cui scaturisce un’efficace elaborazione della drammatica espressività di Ronnie James Dio (che qui prende il sopravvento in un’intonazione che vede splendidamente rappresentati anche gli altri “mostri sacri” Gillan, Turner e Coverdale), Munkes unisce la consueta tecnica ad un gusto estetico superiore ai suoi standard, mentre la sezione ritmica composta da Terrana e dalla “sicurezza” Neil Murray, scandisce senza tregua le cadenze di questa credibile rievocazione in forma “classica”.
Ecco, se si può muovere una critica a “Chasing shadows”, essa deve essere inevitabilmente rivolta al suo stile fin troppo “rigoroso” nella devozione ad una certa forma di hard ‘n’ heavy “tradizionale”, ma è altresì vero che, se dobbiamo prestare fede ai timidi e discutibili tentativi d’affrancamento dagli schemi base esibiti nel precedente “The raven ride”, non è evidentemente verosimile enumerare la “sperimentazione” tra le migliori prerogative del gruppo.
Se questo sia un male o un bene, lo lascio decidere a Voi, però sono certo che se amate la “storia”, non potranno non essere di Vostro gradimento questi quarantotto minuti di appassionante musica prodiga di melodie avvincenti, riffs trascinanti, solos d’effetto, passo solenne e suggestive atmosfere oscure e misteriose, tutta “roba” che rende “Chasing shadows” un investimento di sicuro successo, almeno per chi si riconosce in questa tipologia di musicofili.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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