Incredibile, sono ricomparsi pure i
Power Quest! Nati come "joint-venture" italo-britannica - in origine sia
Alessio Garavello che
Andrea Martongelli degli Arthemis ne facevano parte - da un lato sono stati penalizzati da una line-up in costante evoluzione, dall'altro non hanno mai avuto quel "quid" in grado di farli emergere dall'affollatissima scena power metal europea.
Il nuovo
"Sixth Dimension" - nonostante la partecipazione di
Anette Olzon nella titletrack scritta a quattro mani con
Richard West dei Threshold - conferma quanto sopra anticipato regalandoci poco meno di un'ora di metal melodico, derivativo e parecchio scontato che forse conquisterà qualche inguaribile nostalgico ma non il sottoscritto.
L'introduttiva
"Lords Of Tomorrow" ricorda Helloween e Dragonforce, e ci presenta il nuovo cantante
Ashley Edison, la cui timbrica rievoca il compianto
Olaf Hayer. "Starlight City" è un mid-tempo insipido infarcito di cori da stadio, prima di un ritorno alle sonorità "happy" e disimpegnate con
"Kings And Glory". Gli echi di Judas Priest e Iron Maiden di
"Face The Raven" anticipano un altro mid-tempo di facile presa dal titolo
"No More Heroes", che sfocia nell'heavy rock di scuola Royal Hunt di
"Revolution Fighters".
"Pray For The Day" strizza l'occhio all'AOR, mentre
"Coming Home" è un filler a cavallo tra ballad, hard rock e power metal troppo incerto sulla strada da percorrere.
"The Sixth Dimension" è probabilmente l'episodio più riuscito (e ha qualcosa di
"Suite Sister Mary" negli arrangiamenti chitarristici), peccato per il ritornello poco incisivo.
Voto alla determinazione, perché sul fronte musicale c'è davvero poco di cui godere.
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