Perdindirindina come passa il tempo… Mentre inserivo la scheda dell’album mi sono reso conto che il primo volume di “
Thrash anthems” risale a ben dieci anni fa, eppure avrei scommesso che ne fossero passati non più di quattro o cinque… Considerazioni da malato di Alzheimer a parte, i
Destruction evidentemente c’hanno preso gusto, e quindi tornano all’attacco con la pubblicazione del secondo volume del best of, licenziato prima via
PledgeMusic, e successivamente via
Nuclear Blast Records, atto a ‘svecchiare’ il materiale antico della band. Scusate la franchezza, ma obiettivamente non c’è molto di nuovo da aggiungere rispetto a quanto già detto in fase di recensione della
prima parte, visto che si tratta, essenzialmente, dello stesso identico tipo di operazione.
Si prendono i vecchi brani diventati ormai classici (a dirla tutta in questa seconda parte ce ne sono molto meno rispetto alla prima), ci si infila un brano ripescato addirittura dalla primissima demo tape (“
Frontbeast”), li si ri-registra con un sound più attuale e adeguato ai gusti dei ragazzetti che ascoltano metal oggigiorno, si aggiunge una cover thrashizzandola a dovere (“
Holiday in Cambodia” dei Dead Kennedys) e il gioco è fatto.
Sinceramente, con tutto l’affetto infinito che provo per la band di
Schmier e
Mike, non riesco davvero ad aggiungere ulteriori considerazioni che non siano già state esplicate più e più volte. Come già detto per il primo volume, l’operazione in sé è senz’altro più meritevole di un classicissimo best of, quello che lascia perplesso me, e come me molti altri che la pensano allo stesso modo, è proprio il registrare di nuovo brani che hanno anche nel suono grezzo e primordiale il loro fascino ormai entrato nella storia.
Ascoltare “
Satan’s vengeance” o “
Black mass” o la già citata “
Frontbeast” con questi suoni qui, può farle apprezzare da un punto di vista puramente tecnico, ma vuoi mettere le arcane e putride sensazioni che emanano le versioni originali? Il discorso è sempre lo stesso, quindi: un’operazione del genere può essere indirizzata soltanto a chi è completamente all’oscuro della band, o meglio ancora ai ragazzini che hanno un approccio all’ascolto del metal completamente differente rispetto a noi vecchi che abbiamo avuto la fortuna di apprezzare le versioni originali in tempi ben diversi da quelli che stiamo vivendo attualmente. Prodotto di nicchia, quindi, destinato esclusivamente alle nuove generazioni…
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