Si può parlare in modo distaccato e critico di un album uscito a poche settimane di distanza dalla morte del suo autore?
"Nexus" doveva segnare l'inizio di un'importante collaborazione tra
Steve Howe - storico chitarrista degli Yes - e il figlio
Virgil, ma questi è tragicamente venuto a mancare il giorno 11 settembre
(data maledetta, ndr) 2017 infrangendo una volta per tutte i sogni del padre.
Le undici tracce strumentali del full-length possono essere divise in due grandi sottoinsiemi: nel primo spicca la sensibilità pop di
Virgil (penso all'introduttiva titletrack - un po' Supertramp e un po'
Pat Metheny - o a
"Nick's Star", "Astral Plane", "Infinite Space"); nel secondo predomina invece il lato sperimentale e spacey (
"Hidden Planet", la splendida
"Leaving Aurora", la sinistra
"Passing Titan", "Dawn Mission" o
"Freefall"), il tutto impreziosito dalla performance mai sopra le righe dell'immortale papà. Qualcosa di "fuori dal coro" c'è, come la grooveggiante
"Night Hawk" o la più propriamente progressiva
"Moon Rising", ma non arrivano a spostare l'ago della bilancia di un disco fatto per la gioia di farlo e niente più.
In un mondo "equo" - oggettivamente - un disco così non sarebbe uscito per
InsideOut Music, ciononostante è difficile rimanere impassibili di fronte agli sfortunati eventi che hanno accompagnato la gestazione di quest'opera. Senza voto.
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