Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2005
Durata:36 min.
Etichetta:Listenable
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. ANACLASIS
  2. NECROPOLIS
  3. HEX
  4. MALEDICTION
  5. EUPHORIA OF THE NEW BREED
  6. RAZORBLADE
  7. IMMORTALITY
  8. FOUNTAINS OF BLOOD TO REACH HEAVENS

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Nuova fatica per i polacchi Hate, i quali pur essendo sempre stati debitori dei Morbid Angel riescono ogni volta a stupirci con dischi che hanno un fuoco dentro inestinguibile.
È il caso di questo “Anaclasis – A Haunting Gospel Of Malice & Hatred” il quale pur sostanzialmente non innovando quasi per nulla il tradizionale trademark della band, tuttavia si lascia apprezzare volentieri per la genuina attitudine, per il sempre interessante concept lirico (stavolta associato ad un artwork davvero molto bello), per la bravura esecutiva e compositiva e soprattutto per un feeeling oscuro e maligno che rende le canzoni tutte degne di menzione. In più la band in questo disco sperimenta alcuni inserti industrial, come ad esempio in “Necropolis”, i quali pur non aggiungendo praticamente nulla, danno un sapore particolare al tutto. La brutalità c’è, di quella non dovete mai dubitare, ed il fatto che il disco sia di sole otto canzoni e di 36 minuti, decisamente giusti, non fa altro che rendere il disco una sana, cara e vecchia lezione death metal. In alcuni punti gli Hate mi hanno riportato alla mente le vecchie cose dei Sinister, e pezzi come “Malediction” cono la carne e il sangue del Death Metal, ed è grazie a bands come gli Hate che il genere, nei periodi bui, è sopravvissuto alle mode, ai trends e ai posers. La conservazione e la perpetuazione dell’antica tradizione morbidangeliana, il sacro culto di Trey Azaghtoth, attraverso accoliti e supporters come gli Hate, ha permesso al death metal di tornare oggi a farla da padrone, impedendo che la sacra fiamma si spegnesse.
È per questo che tali tipologie di bands avranno sempre il mio supporto incondizionato. Lunga vita all’Odio. L’Odio, quello vero, non muore mai.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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