Chissà, magari ha ragione
Elliot Alderson, protagonista della splendida serie televisiva “
Mr. Robot”.
Forse le nostre percezioni altro non sono se non mediocri input per il cervello. Forse vista e udito non rappresentano fedelmente la realtà che ci circonda, ma si limitano a riportarne una sfocata fotografia, che la nostra psiche rielabora a suo piacimento.
Già, credo debba per forza essere così; diversamente, non trovo un singolo motivo nell’intera galassia per cui una label possa pensare anche solo per un istante di immettere sul mercato un album come questo.
Evidentemente le mie orecchie mi tradiscono, impedendomi di cogliere la sublime ricercatezza
avantgarde che ammanta “
The Year Zero Blueprint”, esordio discografico del duo statunitense
Until the Sky Dies.
Pensate quale spregevole inganno: ai miei sensi ottenebrati, i tre quarti d’ora di musica presenti nel platter suonano come un dissennato pastrocchio d’influenze (
hard,
doom,
industrial,
death,
shoegaze, varie ed eventuali), affastellate alla bell’e meglio ed impilate senza costrutto alcuno, un diabolico labirinto sonoro senza uscita e costellato di frustranti vicoli ciechi.
Dopo due ascolti -di più non son riuscito, mi perdonerete- ancora non riesco a trovare un senso artistico in grado di giustificare l’arrangiamento di tastiera da
Commodore 64 che introduce il
drone di “
II”, oppure l’acquitrinoso sfogo
country-grunge di “
IV”, o ancora il
riffing delinquenziale che affligge “
V”.
Ma vi è di peggio: il raggiro perpetrato ai miei danni dal mio stesso cervello fa addirittura sì che, oltre alle carenze compositive, io creda di aver altresì udito numerose (e gravi) pecche tecniche: le farneticazioni ritmiche dell’
opener “
I” e di “
VIII”, i saliscendi di un
mixing da querela, i
fade tanto fulminei quanto scriteriati, la performance canora di
Clint Listing –peggio in
clean o col
growl? arduo rispondere-, la violenza sessuale perpetrata in “
IV” ai danni della povera chitarra elettrica da parte di
Ryan Michalski -ricordiamo a tal proposito che, ai sensi di legge, la pur legittima titolarità di uno strumento musicale non rende quest’ultimo automaticamente consenziente-…
Potrei proseguire, ma direi che ci siamo capiti.
Posso solo augurarmi che voi siate in grado di rimirar bellezza ove io scorgo desolazione e angoscia, e tributiate alla piccola perla
underground a titolo “
The Year Zero Blueprint” i giusti riconoscimenti.
Se invece, per puro caso, le mie orecchie non fossero in fallo, e la mia percezione degli
Until the Sky Dies fosse veridica, sappiate ciò: stiamo con ogni probabilità discutendo di uno dei dischi
metal più genuinamente brutti degli ultimi anni.
Da evitare manco fosse “
Fuego” dei
Gemelli Diversi.