Copertina 3,5

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2017
Durata:44 min.
Etichetta:Cimmerian Shade Recordings

Tracklist

  1. I
  2. II
  3. III
  4. IV
  5. V
  6. VI
  7. VII
  8. VIII

Line up

  • Clint Listing: bass, effects, guitars, vocals
  • Ryan Michalski: drums, guitars (lead), keyboards

Voto medio utenti

Chissà, magari ha ragione Elliot Alderson, protagonista della splendida serie televisiva “Mr. Robot”.
Forse le nostre percezioni altro non sono se non mediocri input per il cervello. Forse vista e udito non rappresentano fedelmente la realtà che ci circonda, ma si limitano a riportarne una sfocata fotografia, che la nostra psiche rielabora a suo piacimento.

Già, credo debba per forza essere così; diversamente, non trovo un singolo motivo nell’intera galassia per cui una label possa pensare anche solo per un istante di immettere sul mercato un album come questo.

Evidentemente le mie orecchie mi tradiscono, impedendomi di cogliere la sublime ricercatezza avantgarde che ammanta “The Year Zero Blueprint”, esordio discografico del duo statunitense Until the Sky Dies.
Pensate quale spregevole inganno: ai miei sensi ottenebrati, i tre quarti d’ora di musica presenti nel platter suonano come un dissennato pastrocchio d’influenze (hard, doom, industrial, death, shoegaze, varie ed eventuali), affastellate alla bell’e meglio ed impilate senza costrutto alcuno, un diabolico labirinto sonoro senza uscita e costellato di frustranti vicoli ciechi.

Dopo due ascolti -di più non son riuscito, mi perdonerete- ancora non riesco a trovare un senso artistico in grado di giustificare l’arrangiamento di tastiera da Commodore 64 che introduce il drone di “II”, oppure l’acquitrinoso sfogo country-grunge di “IV”, o ancora il riffing delinquenziale che affligge “V”.

Ma vi è di peggio: il raggiro perpetrato ai miei danni dal mio stesso cervello fa addirittura sì che, oltre alle carenze compositive, io creda di aver altresì udito numerose (e gravi) pecche tecniche: le farneticazioni ritmiche dell’openerI” e di “VIII”, i saliscendi di un mixing da querela, i fade tanto fulminei quanto scriteriati, la performance canora di Clint Listing –peggio in clean o col growl? arduo rispondere-, la violenza sessuale perpetrata in “IV” ai danni della povera chitarra elettrica da parte di Ryan Michalski -ricordiamo a tal proposito che, ai sensi di legge, la pur legittima titolarità di uno strumento musicale non rende quest’ultimo automaticamente consenziente-…
Potrei proseguire, ma direi che ci siamo capiti.

Posso solo augurarmi che voi siate in grado di rimirar bellezza ove io scorgo desolazione e angoscia, e tributiate alla piccola perla underground a titolo “The Year Zero Blueprint” i giusti riconoscimenti.
Se invece, per puro caso, le mie orecchie non fossero in fallo, e la mia percezione degli Until the Sky Dies fosse veridica, sappiate ciò: stiamo con ogni probabilità discutendo di uno dei dischi metal più genuinamente brutti degli ultimi anni.
Da evitare manco fosse “Fuego” dei Gemelli Diversi.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 19 dic 2017 alle 21:47

prova prova non è male ahahah

Inserito il 15 dic 2017 alle 20:01

Leggendo che tra le influenze sono accostati death e shoegaze sono caduto dalla sedia. Un certo effetto lo provocano questi delinquenti sonori. Ma col cazzo che premo play! Non mi avrete!

Inserito il 15 dic 2017 alle 07:38

rispetto per i gemelli diVersi :D

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