Sairen ha indubbie capacità compositive. Il francese riesce a fondere con sapienza musica sinfonica, elettronica e alternative senza annoiare mai, nonostante l'eterogeneità della proposta.
Non me lo sarei aspettato dopo una partenza come
"Cassiopée", traccia ipnotica e minimale a cavallo tra i Chroma Key di
Kevin Moore e le sonorità sospese dei fratelli
Cavanagh. Spesso l'artista alza il volume delle chitarre e strizza l'occhio ai Muse di
"Absolution" e
"The Resistance" (
"La Traversée", "Astéroide", "Morpheus"), ma lo fa con garbo, così come riesce a inserire sonorità etniche e orientaleggianti senza scimmiottarle (
"Five", "GF-73").
Sairen padroneggia molto bene anche l'orchestra - è il caso dell'hollywoodiana
"Résurgence" o dell'elegante e morriconiana
"Ultime Lumière" - cosa che lo aiuta a creare stabilità in episodi molto distanti tra di loro (
"Torisan", che mi ha ricordato il grunge di
Billy Corgan, sfocia con fluidità invidiabile nei due minuti di piano solo dal gusto classico/romantico di
"Candy").
Pazienza per la soporifera e meno interessante
"Nebula" che pesa poco nel contesto di un full-length strumentale equilibrato e a tratti sorprendente.
Bravo!
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