Credo che qualcuno dovrebbe comunicare agli
Ectoplasma, con il maggior tatto possibile si intende, che non siamo più nel 1992 e che loro sono di origine greca e non floridiana.
Scherzi a parte, scrivo questo perché è fin dall’ascolto della prima traccia è palese che
“Cavern of foul unbeings”, seconda fatica sulla lunga distanza della band ellenica, sembra catapultato ai nostri giorni direttamente dai gloriosi tempi che furono.
Ci manca solo che ci sia scritto “prodotto da Scott Burns o Colin Richardson”, o forse c’è e son io non lo leggo, fatto sta che qui non si parla né di influenze, né di rielaborazione bensì di indefessa adorazione per il suono in voga in quegli anni.
Giusto per darvi alcuni riferimenti di band note anche ai sassi, il mood di
“Cavern of foul unbeings” si potrebbe accostare a ciò che crearono i primi
Monstrosity (quelli di “
Imperial doom”, se non lo avete mai sentito vi impongo di recuperarlo) e i
Massacre.
Chiaro e limpido no?
Quindi spazio a ritmi claustrofobici, riff sporchi, midtempo assassini, d-beat, rallentamenti, melodie oscure il tutto suonato con convinzione e passione. Perché questo tipo di sonorità non lo improvvisi, ci devi credere o viene fuori una schifezza.
Vi state incuriosendo un poco?
Se la risposta è affermativa, dedicate un ascolto attento alla titletrack, a “
Mortified and despised”, a “
Ghoulspawn” e a “
Disembodied voice” a mio parere le tracce migliori contenute in
"Cavern of foul unbeings”: credo che vi piaceranno dalla prima all’ultima nota.
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