Gli svizzeri
Krane, qui al secondo disco, sono una band strumentale che non prevede un cantante, affidando così agli strumenti il ruolo espressivo principale.
Sebbene l’assenza di un cantante possa spiazzare, il senso di disorientamento viene attenuato dalle linee guida che la band fornisce circa il concept trattato.
In “
Pleonexia” l’argomento centrale è la guerra e il modo in cui al giorno d’oggi è combattuta, al punto da poterne rinvenire un pattern generale e comune che viene sintetizzato in tre livelli, ampiamente descritti anche nella tracklist, ovvero i livelli strategico, operativo e tattico.
Musicalmente siamo dalle parti di un post qualchecosa, che sia metal o rock poco importa, che ha una forte componente progressiva e ambientale.
La summa della poetica dei
Krane è tutta in un pezzo come “
II: Operational Level”, lunga suite di oltre 12 minuti che regala diversi momenti, spezzata solamente da alcuni sample vocali tratti da chissà quale discorso guerresco/guerrafondaio.
Il disco non è male, anche se avrei preferito che vi fosse un cantante a sviscerare meglio quanto la musica ricrea. Quando ci sono le chitarre è sempre meglio creare un contraltare vocale, perché il rock non è musica ambient che basta da sé. Ad ogni modo, piacevole scoperta.
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