Se amate l’hardcore di stampo americano, quello più moderno, molto probabilmente questo nuovo EP degli
Enabler può fare al caso vostro… Purtroppo sono solo quattro le tracce, di cui una, “Sacrifice”, veramente cortissima, per una durata totale di appena undici minuti, ma sono sufficienti al gruppo americano per annichilirvi, grazie ad un HC pieno zeppo di noise e soluzioni ‘fastidiose’.
Quei pochi sprazzi melodici che ci sono, hanno comunque connotazioni inquietanti, fastidiose, con il chiaro intento di disturbare l’ascoltatore. E a parte l’ultima traccia, “Fallselflessly”, che è lenta, malata e claustrofobica, per il resto ci troviamo dinanzi a tre brani che esprimono perfettamente la furia e la frenesia dei quattro di Milwaukee, consegnandoci una band decisamente matura e assolutamente conscia dei propri mezzi.
Certo la proposta può risultare abbastanza ostica se non siete avvezzi a queste sonorità, soprattutto grazie alla voce sguaiata di Jeff Lohrber, ma nel loro ambito gli Enabler hanno senz’altro qualcosa da dire, e in parte sono riusciti a mantenere vivo un genere che, nonostante nell’underground non sia mai in realtà morto, rischia spesso di cadere nel già sentito.
Nulla di imprescindibile, chiariamo, ma “Shift of redemption” ha un suo perché ben definito e l’unico rammarico è non poter giudicare la band sulla lunga distanza, visto che questi quattro brani sono davvero pochi per capire se, spinti su un minutaggio più ampio, gli Enabler sarebbero riusciti ugualmente a mantenere l’ascoltatore sul filo del rasoio, oppure sarebbero risultati essi stessi ripetitivi. Per adesso dobbiamo rimanere nel dubbio e goderci questo EP, in attesa di una futura prova più sostanziosa.
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