Per una volta bando ai preamboli, andiamo subito al nocciolo della questione: il disco di cui discettiamo quest’oggi si sarebbe dovuto chiamare “
IV: Shock” tanta è la sua contiguità identitaria con “
III: Trauma”.
Invece
M.S. e
J.J., pur rinnovando la tradizione degli
artwork di copertina raffiguranti animali a vario titolo in difficoltà, optano per un accantonamento della (peraltro appena inaugurata) numerazione progressiva degli album. Tale blando indizio di discontinuità, tuttavia, non basta affatto a depistare chiunque conosca gli
Harakiri for the Sky e possegga ancora il dono dell’udito: “
Arson”, infatti, ripropone in modo pressoché pedissequo tutti gli elementi che avevano contraddistinto il predecessore.
D’altro canto, come si dice oltreoceano, “se non è rotto non aggiustarlo”, ed i nostri amici austriaci si guardano bene dal farlo, memori dell’ottimo responso di critica e, tutto sommato, anche di pubblico.
Così, ecco pronta una nuova colata di torrenziale
post black metal ad alto tasso emozionale.
Bastano poche note della magnifica
opening track “
Fire, Walk with Me” -citazione di lynchiana memoria, tra le più utilizzate nella storia del metal- per rendersi conto del pathos che gli
Harakiri for the Sky sono in grado di ingenerare.
I suoni si rivelano una volta ancora pulitissimi, la perizia esecutiva si conferma di prim’ordine, così come il
songwriting riesce a coniugare magicamente partiture estreme con un impianto melodico di grande pregio. Soprattutto, in “
Arson” emerge in modo evidente la qualità a mio avviso più fulgida del duo, ossia il saper musicare sentimenti “difficili” come malinconia, depressione, sconforto e lutto senza risultare in alcun modo lamentosi o stucchevoli.
Certo: come già in passato, i pur mirabili traguardi di cui sopra vengono raggiunti con discreta flemma. In effetti il dono della sintesi non sembra contraddistinguere il combo austriaco, che una canzone di meno di 9-10 minuti fatica davvero a scriverla.
Se devo essere onesto, per un fanatico della
Vergine di Ferro come il sottoscritto ciò non costituisce affatto ostacolo insormontabile, senza contare che la maestria compositiva e l’avveduta compilazione della
tracklist concorrono a mantenere sempre alto il livello di coinvolgimento.
Personalmente ho trovato l’ascolto di “
Arson” oltremodo gratificante: il livello qualitativo non denuncia cali lungo tutti i 66 minuti di durata del
platter, e non mancano picchi di eccellenza assoluta (balzano subito in testa, a tal proposito, l’incipit strappacuore di “
You are the scars” e la disperata enfasi di “
Heroin Waltz”).
Tirando le somme: sebbene in esso non si scorga traccia di quel
modicum d’imprevedibilità che avevo invocato recensendo “
III: Trauma”, il nuovo disco degli
Harakiri for the Sky si rivela opera d’immenso valore, a mio parere meritevole di un 8 tondo tondo in pagella.
A rinnovare il sound penseremo poi; per oggi siamo ben lieti di stringere tra le mani la nuova colonna sonora dei nostri momenti bui, spesi ad osservare un cielo grigio e gravido di pioggia mentre ci struggiamo per i cari defunti o gli amori finiti male.