Amati ed odiati in egual misura, per alcuni esempio del black metal più plasticoso e costruito a tavolino, per altri una delle band di punta del genere, gli svedesi
Watain trovano sempre modo di far parlare di sé.
Preceduto dal singolo
“Nuclear alchemy” ,
“Trident Wolf Eclipse” mostra l’ennesima evoluzione del sound della band di Uppsala pur mantenendone i distintivi elementi melodici.
Avete presente le aperture progressive contenute in “
Wild Hunt”? Dimenticatele. I
Watain compiono una bella inversione di rotta, il songwriting di
"Trident Wolf Eclipse" attinge a piene mani nel profondo calderone del black caciarone e thrashettone.
Nove i pezzi finiti sul disco, per quello che è il loro lavoro dal minutaggio più breve dai tempi dell’esordio “
Rabid Death’s Curse”, costituito da otto raffiche nervose più,
“Antikrists mirakel”, la traccia più lunga (oltre 7 minuti), contorta, sulfurea e lenta del cd.
Nonostante siano evidenti i richiami al metal estremo ottantiano, non solo black ma anche un certo esplosivo thrash tedesco dei tempi che furono, i Watain riescono con apparente facilità a metabolizzarli e inserirli coerentemente nel loro percorso musicale.
Nascono così schegge come la già citata
“Nuclear alchemy”, oppure
“Ultra”, “Sacred damnation”, “A throne below”, che promettono sfaceli in sede live, in cui i Nostri mostrano un ottimo stato di forma nonostante abbiano ormai tagliato i venti anni di carriera.
“Trident Wolf Eclipse” non è il disco che concilierà l’opinione della sfaccettata audience black sul terzetto svedese. ma ci riporta la fotografia fedele di un gruppo che continua ad avere le idee chiare sul proprio percorso musicale e la testa per portarle a compimento
D’altronde le cose non accadono per caso no?
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