Copertina 7

Info

Anno di uscita:2018
Durata:32 min.
Etichetta:Xtreem Music

Tracklist

  1. MERCILESS EXTERMINATION
  2. TYRANTS OF THE WASTELAND
  3. BARBARIC VIOLENCE
  4. EVIL IS PROWLING AROUND
  5. THE NIGHTSTALKER
  6. MARCHING INTO A MINEFIELD
  7. THE SHINING HATE
  8. CLUSTER TERROR

Line up

  • Ambro: vocals
  • Omar: guitars
  • Vanni: bass
  • Riccardo: drums

Voto medio utenti

Se si da un’occhiata alla biografia dei Cruentator si resta stupiti non tanto del fatto che questo “Ain’t war Hell?” sia il loro debut album, quanto del fatto che prima di questa release i nostri non abbiano rilasciato la solita trafila di demo, EP, split e quant’altro, per cui sorge spontanea la domanda su come la band sia arrivata a firmare un contratto con la Xtreem Music. Poi ti accorgi che i nostri non sono certo pischelletti appena affacciatisi sulla scena musicale, in quanto tre di loro militano (o hanno militato) già nei Bowel Stew ed ecco spiegato l’arcano.

Dal brutal death della band di origine, però, i nostri si sono spostati verso il thrash metal, altrettanto brutale, in quanto ispirato alla scena più marcia e cruda, quella di nomi come Slaughter, Dark Angel, Morbid Saint, primi Sodom e via dicendo. Niente tecnicismi esasperati, quindi, niente fronzoli, solo tante mazzate sui denti, senza starci troppo a ragionare. Il sound è senza compromessi, le vocals sono arrabbiate e ringhianti come il genere richiede, e riffing e sezione ritmica sono serratissimi, non lasciano respiro, ti travolgono e ti trascinano senza sosta per tutta la durata dell’album.

Ed è proprio questo senso di claustrofobia che pervade l’intero lavoro che alla fine risulterà l’arma vincente dei nostri, in quanto non lascia il tempo di riflettere, di capire cosa sta succedendo. I brani si susseguono senza sosta, e alla fine dei 32 minuti rimarrà un senso di stordimento e smarrimento.
A rendere il tutto ancora più ferale ci pensano i testi, di chiara ispirazione bellica, violenti e crudi come ci si può aspettare da una macchina da guerra del genere e come è facile immaginare, anche dando uno sguardo al titolo del disco e alla copertina dell’album, semplice ma incisiva, come si usava una volta, e decisamente di denuncia sociale.

Se proprio volete il titolo di qualche brano che mi ha colpito più degli altri, vi segnalo senza dubbio Barbaric violence”, l’opener Merciless extermination e “Marching into a minefield”, senz’altro la summa di quanto proposto dal quintetto lombardo, e biglietto da visita di tutto rispetto per presentarsi senza remore e timori all’interno della scena thrash metal della penisola, che si arricchisce di un importante e nuovo tassello, che va a completare un quadro sempre più ricco e prezioso.

Recensione a cura di Roberto Alfieri

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