Ci eravamo lasciati con il controverso
“Trips”, in cui il quartetto tedesco aveva cercato di dare una svolta “morbida” e ammiccante alla propria proposta tanto originale quanto
teutonica in tutto e per tutto.
I
Long Distance Calling del 2018 fanno marcia indietro, tornano a suonare senza mai cantare e lo fanno picchiando come fabbri per quasi 50 minuti - cosa che non può che farci piacere.
Si parte in quarta con l’elaborata
“Out There”, heavy e vicina ai Tool più apprezzati, prima dell’altrettanto pesante
“Ascending”, con il duo
Jordan/Füntmann sugli scudi. Nella successiva
“In The Clouds” compaiono mellotron, sintetizzatori e beat elettronici, ma il substrato rimane quello degli episodi precedenti.
“Like A River” è una traccia decisamente fuori dal coro, un incrocio (tutto sommato riuscito) tra sonorità morriconiane e groove più moderni.
“The Far Side” rimanda al sopraccitato
“Trips” e anticipa
“On The Verge” - vicina al prog rock di Riverside e Anathema - dall’inaspettato finale sinfonico.
“Weightless” si muove a cavallo tra blues, alternative e post-rock, e sfocia in
“Skydivers”, versione hard dei SURVIVE.
"Boundless" è sicuramente migliore del suo predecessore, anche se non sono certo che piacerà ai fan della prima ora.