"Faster. Louder. Easier"Giunti ormai ai tre lustri di carriera ed a distanza di 5 anni dal discutibile "
AnteInferno", tornano
Pasi Tanskanen e la sua ciurma a ricordarci qual è la loro (e non solo) idea del power metal.
E lo fanno con questo "
Coast of Gold", edito da
Drakkar Entertainment, che ha tutte le premesse per segnare una nuova partenza per la band di Jokela.
Intendiamoci: i
Thaurorod in questo disco non fanno nulla di diverso da ciò che fanno ed hanno fatto moltissime band di power/symphonic metal ma segnano un deciso passo in avanti rispetto al fiacco predecessore.
I 10 brani che compongono la nuova release infatti sono di buonissima fattura, ben prodotti e ipervitaminici come si richiede ad una proposta di questo tipo.
L'opener "
Power" parte subito con ottimo tiro, riffs azzeccati, ritornello di immediata assimilazione e quel tocco di melodie ruffiane che invogliano a proseguire in un ascolto tutto sommato semplice.
Tutt'altro che complicata infatti si presenta la successiva
"The Commonwealth lives" che -utilizzando massicce dosi di elettronica, altro elemento caro ai nostri- già al secondo ascolto è impossibile non canticchiare battendo il tempo con i piedi assecondando la buona prova di
Joonas Pykälä-aho dietro le pelli.
E via sulla stessa falsariga scorrono piacevoli la title track "
Coast of Gold", "
Into the flood" e "
My Sun will rise" mentre "
24601" offre diversi spunti interessanti come l'intro di tastiera ed una struttura che -dopo una partenza soft- cresce durante il minutaggio sino ad esplodere in un refrain catchy quanto si vuole ma di indubbia presa.
Anche "
Cannibal Island" -che dopo un coretto di voci infantili introduttivo- si assesta sui binari consolidati risulta comunque ben equilibrata e riuscita grazie alla prova di
Andi Kravljaca al microfono, a testimonianza di come i registri medi siano quelli che più si addicono alla sua voce.
Chiude il platter la ballad "
Halla", un'ode acustica all'inverno fragile e maestoso come la vita stessa, impreziosita da un solo maiuscolo di
Emil Pohjalainen dal sapore tipicamente AOR.
La prestazione del fenomenale chitarrista, vincitore ex-aequo del Guitar Gods Festival 2016 a Miami, è un ulteriore motivo per ascoltare con piacere "
Coast of Gold", un disco che come detto oltre ai pregi di cui sopra non è però privo di difetti quali una certa ripetitività nella struttura delle canzoni ed un disagio di
Kravljaca nell'interpretare le tonalità più acute dei brani.
La domanda che mi faccio da quando ho ascoltato per la prima volta questa band è (parafrasando un noto meme in voga oggi): "
Thaurorod is the new Dragonforce?".
A voi la risposta, ma anche fosse sono certo che a moltissimi power metallers non dispiacerebbe affatto.
Thaurorod - "
24601"
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