I
Savage Machine si erano già presentati su queste pagine con due EP, il primo "Through the Iron Forest" (2015) composto da cinque brani e accolto con discreto entusiasmo dal nostro Pippo 'Sbranf' Marino, il secondo, che l'anno seguente aveva invece catturato le attenzioni del sottoscritto, era un singolo con le sole "
Event Horizon" e "
Savior", due canzoni che ritroviamo entrambi sul loro primo full length, intitolato "
Abandon Earth".
Un album che la formazione danese dedica al puro Heavy Metal, che letteralmente scopriamo esplodere sin da "
Exodus" (dopo la parte introduttiva iniziale) e "
Age of Machines" che su fondamenta approvate dai Judas Priest, vedono i
Savage Machine insediare un guitarwork dai fraseggi tipicamente maideniani, senza comunque tralasciare qualche passaggio in odore di Mercyful Fate e Savatage.
Paragoni scomodi e sicuramente impegnativi, ma che i
Savage Machine riescono a reggere senza particolare affanno, anzi, "
The Hunter" gli riesce anche meglio con un
Troels Rasmussen davvero entusiasmante, un mix di Rob Halford, Hansi Kürsch, Blackie Lawless e Jon Oliva a tener botta alle mazzate del batterista
Martin Helbo.
Inevitabile, a questo punto, citare anche gli altri compagni di viaggio, i chitarristi
Jacob V. D. Bruun e
Simon Kalmar Poulsen ed il bassista
Benjamin Andreassen che svolgono più che bene la propria parte.
L'arpeggio maideniano di "
Time Traveller" è il preludio ad una canzone che dopo un avvio teatrale e più meditato si infiamma per un bel "salto temporale" negli anni '80. Le chitarre si fanno nuovamente melodiche su "
Behind the Veil" che evita accelerazioni puntando più sul pathos e su un'interpretazione teatrale. Si torna a spingere con "
The Fourth Dimension", con un bel coro anthemico ma anche assoli taglienti e dl buon gusto, come quello che piazza il bassista
Andreassen per introdurci a "
Fall of Icarus", altra imponente cavalcata all'insegna del più classico Heavy Metal.
Seguono poi i due pezzi che già avevamo incontrato sotto forma di singolo: "
Event Horizon" e "
Savior", ottimi per quanto assai diversi tra loro e sui quali mi ero quindi già
espresso , pertanto all'appello resta oramai solo la conclusiva "
Welcome to Hell", con il basso nuovamente lesto a dettare i tempi e
Rasmussen a prenderne il timone per condurci per mano sino alla "
abandoned land... as you go down, down, down " come cantava il buon Dee Snider.
Gran bella conferma.. e che ora abbandonino pure la Terra - infatti, quello dei
Savage Machine è un concept su un mondo post-apocalittico (dopo la solita guerra tra uomo e macchine) - basta che non accantonino la loro passione per l'Heavy Metal.
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