Nel cumulo frastornante delle uscite discografiche, con relativo fatale “ammassamento” di quelle da recensire, mi sento un po’ "in colpa" per aver trascurato finora questo eccellente lavoro dei
Black Paisley, da consigliare senza remore a tutti gli appassionati del “rock classico” americano.
Il fatto che il gruppo sia svedese (di Stoccolma) è l’ennesima dimostrazione che certi suoni e certe emozioni non possono avere limiti geografici e che l’insegnamento di artisti come
Bob Seger,
Tom Petty, 38 Special, Bon Jovi e Starship ha travalicato monti e oceani senza apparenti ostacoli.
Una lezione resa “contemporanea” dalla freschezza e dall’attitudine di una formazione davvero ispirata, nata sulle ceneri di una
cover-band denominata StephMetal e capace con il suo albo di debutto di sfornare quaranta minuti di superba musica “radiofonica”, perfetta per “viaggiare” ma anche per “far viaggiare” l’immaginazione, stimolando un senso d’estensione, di libertà e di
pathos veramente importanti.
Con la splendida voce di
Stefan Blomqvist (una via di mezzo tra
Danny Joe Brown e
Eddie Vedder) a fungere da primario catalizzatore emotivo, il programma di "
Late bloomer" si apre con la carica
hard-blues di “
Run run run”, per poi passare al velluto melodico della successiva “
Way to something”, mentre a “
Easy” è affidato il compito di solcare soffici territori
southern e avvolgere l’astante con l’ardore di una pigra e calda estate in Florida.
“
Ordinary day” mescola la grinta dell’
hard-rock “moderno” con atmosfere alla Fleetwood Mac, “
Autumn” è una delizia elettro-acustica da brividi e “
Kickin'” è uno scanzonato e vivace inno “adulto”, con rimandi a talune cose dei Journey.
Si continua con l’enfasi passionale, un po’ ridondante, di “
This is my day”, in “
It ain't over” riprende a soffiare il vento del sud e “
Coming home”, soprattutto se amate un monumento della statura di
Bryan Adams, riporterà davvero a “casa” i vostri sensi, felici di essere allettati da ambientazioni tanto “familiari” quanto rinfrancanti.
Qualora siate estimatori di queste immarcescibili sonorità, non indugiate oltre e tributate il giusto riconoscimento ai
Black Paisley, un valente manipolo di
rockers yankee nati “per caso” sulle sponde del Mar Baltico.
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