Phil Lanzon meriterebbe un monumento solo per aver accettato la sfida di subentrare a
John Sinclair e (soprattutto) a
Ken Hensley come tastierista degli Uriah Heep nel 1986. Probabilmente è da allora che l'artista inglese coltiva l'idea di un album solista, arrivato solo oggi con l'aiuto di fidi compagni d'avventura del calibro di
John Mitchell (Arena, KINO) e
Craig Blundell (Steven Wilson, Frost*).
Ero pronto a una scarica hard rock adrenalinica sulla scia di Deep Purple & co., ma in
"If You Think I'm Crazy!" mi sono imbattuto in tutt'altro. Il rock sinfonico ed elegante di scuola
Rick Wakeman e
Jim Steinman regna sovrano, con arrangiamenti elaborati e minuziosi che poco hanno a che fare con l'irruenza dei sopraccitati Uriah Heep, e rimandano invece a produzioni prog più moderne come quelle di
Neal Morse e degli Spock's Beard.
L'introduttiva
"Mind Over Matter" detta le coordinate stilistiche del full-length: le orchestrazioni sono in evidenza, i virtuosismi sono pressoché assenti, il respiro complessivo è progressivo senza essere del tutto palesato. L'hammond compare distintamente solo nella successiva
"Kelly Gang", mentre in
"I Knew I Was Dreaming" Lanzon strizza l'occhio al soul. La bucolica
"I Saw Two Englands" anticipa la breve
"Step Overture", con l'organo finalmente protagonista.
"Lover's Highway" non avrebbe sfigurato in un disco dei Toto (e direi lo stesso per la splendida
"The Bell"), prima della cinematografica
"Donna & Joe".
"Carolin" è easy e orecchiabile (pure troppo) e sfocia nella già citata
"The Bell", e soprattutto nella lunga e teatrale
"Forest", un po' Meat Loaf e un po' Yes.
Classe, classe e ancora classe. Ho già detto classe?
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