L’Olanda è sempre stata una terra feconda per le band death metal. Dai
Sinister ai
Gorefest, dai
Pestilence agli
Asphyx (senza dimenticare gli
Hail of Bullets), metallo & tulipani sono sempre andati d’accordo.
Al lungo elenco si aggiungono i qui presenti
Anarchos, quartetto proveniente da Almelo, che giungono al debutto per
Blood Harvest con il presente
“Invocation of moribund spirits”
E siccome suonare death metal old school non sembra passare di moda, i Nostri han deciso di prendere manciate di
Dismember, Asphyx e
Grave e di mescolarle con brutalità pestando il più forte possibile.
Il risultato è tutt’altro che disprezzabile, anche se la registrazione è fin troppo slabbrata e caotica rendendo veramente riconoscibili ai soli passaggi melodici, e la band dimostra di aver imparato bene la lezione mettendoci tanta passione e dedizione.
Largo dunque a chitarre a sega elettrica, batteria che picchia come un fabbro sull’incudine, ed un cantato in un classico growl “comprensibile”. Certo non tutto funziona alla perfezione ed alcuni passaggi non mi convincono in pieno, ma
“Invocation of moribund spirits” ]presenta anche spunti interessanti.
Prendete ad esempio,
“Cursed gift” o
“Initianing lawless rites” con la chitarra in midrange che si esprime su schemi tipici della mai troppo rimpianta band di
Fred Etsby, oppure
“Through whom they crawl” in cui gli
Anarchos giocano su diverse variazioni di ritmo.
Se fossimo a scuola si potrebbe dire che “l’alunno possiede delle capacità ma non le sfrutta pienamente”, tale è la sensazione che mi rimane al termine di più ascolti dell’album. I punti di forza, come già indicato, stanno nella gestione del riffing melodico nella costruzione dei pezzi, mentre quelli di debolezza in una batteria che non osa e nella produzione non esaltante.
Da seguire nel prossimo futuro.
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