Non è facile suonare contemporaneamente "antichi e moderni". Eppure ai danesi
Red Lama viene piuttosto bene, considerando che si muovono sul terreno insidioso dello psych/space rock.
Veniamo accolti immediatamente da sonorità ipnotiche e lisergiche dal gusto esotico con
"Perfect Strangers", che fa il paio con
"Awakening", ponte ideale tra i Pink Floyd di
"A Saucerful Of Secrets" e i Porcupine Tree di
"Voyage 34".
"Post Optimism" è melodica, orecchiabile, più dinamica e vicina alla forma canzone tradizionale, al contrario di
"Have A Great Today", rarefatta e minimale nonostante il groove coinvolgente. La ruvida (almeno nelle intenzioni)
"Come What May" sfocia in
"Fular", con le percussioni tribali in evidenza. Il suite conclusiva
"Wave"/"Elements" è una jam dall'atmosfera lynchana travestita da brano strutturato che pecca forse di eccessiva autoindulgenza - il finale in
fade non mi è piaciuto per niente.
Musica da
trip, ma non solo. Chi l'avrebbe mai detto pensando a una band danese?
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