Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2018
Durata:48 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. MARK OF THE NECROGRAM
  2. ODIUM CAECU
  3. TSAR BOMBA
  4. LAMASHTU
  5. SACROSANTA
  6. PESTA
  7. REQUIEM FOR A DYING SUN
  8. CROWN OF HORNS
  9. FROM THE GREAT ABOVE TO THE GREAT BELOW
  10. UNDERGåNGEN

Line up

  • Anders Srokirk: vocals
  • Johan Bergebäck: guitar
  • Sebastian Ramstedt: guitar
  • Alex Friberg: bass
  • Joakim Sterner: drums

Voto medio utenti

Il prodotto di due numeri positivi è un numero relativo che ha come valore assoluto il prodotto dei valori assoluti e come segno quello positivo.

-Ok cervellone, nella matematica funziona così, ma nella musica?
-Ehm... non lo so.
-Te lo dico io. È difficile -ma non impossibile- che moltiplicando fattori positivi si ottenga un risultato positivo.


Non è che ho letto un libro di algebra dopo aver mangiato pesante ed ora ho le traveggole, cerco "solo" di fare 2+2 (aridaje...) con la musica.

Mi spiego.

I Necrophobic tornano oggi sul mercato dopo cinque anni di silenzio, anni in cui si sono probabilmente andati a nascondere in un buco buio per l'imbarazzo di aver composto una vaccata come il precedete Womb of Lilithu (mia rece qui) e tornano ora in grande spolvero, pompati dalla potente Century Media. Ma dove sta la novità? Perché Frank sembra così esaltato ed ha messo quel numerone in calce alla rece? Cosa sono 'sti fattori positivi?

I fattori positivi sono il ritorno nella band di 4/5 della formazione che incise quel gran lavoro di Death To All (2009) a cui si aggiunge (altro fattore positivo) il ritorno di Anders Strokirk, singer che con la sua voce graffiò a fondo il primo album dei Nostri (il masterpieceThe Nocturnal Silence). Tutto questo, come accennavo, con una maggiore visibilità della band garantita da un'etichetta importante come la Century.
Bene, incredibile ma vero, la somma di questi elementi ha prodotto un gran disco: Mark of The Necrogram.
Ok, il titolo è ampiamente rivedibile ma la sostanza signori c'è tutta, e possiamo gioire d'innanzi ai ritrovati gelidi riff, a quelle melodie squisitamente nordiche e malsane, a quelle accelerazioni, a quella commistione di black, death e oscurità che hanno reso grandi (nei nostri neri cuori, non nel portafogli) i Necrophobic.
Mark Of The Necrogram è un concentrato di Male. Ma moderatamente catchy.

Dispiace dirlo ma il bravo Fredrik Folkare (Unleashed, Firespawn) era stato catapultato all'interno della band svedese e si è trovato ad occuparsi di gran parte del songwriting del fallimentare disco precedente, facendo del proprio meglio ma senza possedere il DNA dei Nostri.
Con il ritorno della vecchia line up, tutto acquista nuovamente senso e, sebbene non sia a livello di Himtursum, Mark of Necrogram porta in dote un lotto di canzoni davvero ispirate. Gli svedesi sembrano infatti rigenerati da questo cambio di formazione e la freschezza dei nuovi pezzi è palpabile. La partenza è già buonissima con la title track che ti fa muovere la testa mentre i riff ti entrano sotto la pelle, ci sono poi le spruzzate thrash della veloce e melodica "Odium Cecum" a cui si aggiungono bordate infernali come "Lamashtu" o le rasoiate melodiche della epica "Tsar Bomba" (sembra il nome di un panino piccante...) o ancora il mid tempo con splendidi assoli di "Pesta", il groove spaccaossa di "Requiem for a Dying Sun"... Le canzoni sono davvero curate e la produzione pulita del disco permette di seguire l'evoluzione melodica ed il lavoro stratificato operato nel songwriting, tornato (finalmente) a dosare in modo efficente le armi della band. Detto dei pezzi migliori, va aggiunto che l'abrasivo cantato di Strokirk è una bella sorpresa, sempre efficace e modulato, riesce a staccarsi da una concorrenza che in questo genere risulta drammaticamente piatta e tutta uguale.

Accennavo poco fa ad una parola: catchy. Non dimentichiamo infatti che i Necrophobic sanno essere diabolici: suonano cattivi ed oscuri ma con quei fraseggi, quegli stacchi quel "quid" che te li fa apprezzare con relativa immediatezza, che te li rende più "facili" rispetto a molti colleghi. Il tutto senza sputtanarsi e tenendo ben coperte le canzoni con un nero mantello, senza che frivolezza o spensieratezza riescano mai a vedere il sole.

Magari Mark Of The Necrogram non è il loro migliore lavoro ma è sicuramente un album dannatamente concreto, solido e che contiene tutte le caratteristiche che li hanno portati ad essere inseriti tra i grandi, al fianco di Dissection, Dawn e i riformati Unanimated (ora tocca a loro muovere). Un ottimo punto da cui far ripartire il loro nero cammino.







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Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 giu 2018 alle 12:19

Questo è un bel disco!

Inserito il 03 mar 2018 alle 18:03

non sono un conoscitore dei Necrophobic ma questo lavoro mi è piaciuto sin da subito, a partire dalla splendida copertina

Inserito il 26 feb 2018 alle 12:09

Il disco è davvero molto buono! Le prime tre canzoni ti rimangono in testa già dal primo ascolto, cosa non così scontata. Alla tua precisa disanima aggiungo solo una cosa: in meno di due mesi la CM ha dato in stampa tre dischi micidiali, Watain, Tribulation e appunto Necrophobic. Mi sa che li rivedremo tutti e tre nelle classifiche di gradimento di fine anno

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