John Mitchell è fatto della stessa pasta di
Neal Morse: ambizioso, instancabile, prolifico e talvolta pure un pochino stucchevole. Se solo avesse le stesse doti compositive dell'americano...
Non fraintendetemi, è lo stesso
Mitchell a parlare di questo
"Radio Voltaire" - uscito a 13 anni di distanza dal buon debutto
"Picture" - come di una
"collection of pop songs" nata perché l'etichetta gli ha "impedito" di pubblicare un nuovo disco a nome Lonely Robot (il suo progetto principale) e perché
Pete Trewavas aveva del tempo libero dai suoi Marillion.
Viva la sincerità, ma purtroppo dobbiamo essere sinceri pure noi e dire che il nuovo full-length dei
KINO è un album bruttino, a cui lo stesso tastierista/fondatore
John Beck ha partecipato come turnista e non come membro ufficiale della line-up
(a Craig Blundell ormai bastano un panino e un chinotto per accettare un ingaggio, ndr).
Passino l'introduttiva titletrack (anche se sembra di ascoltare i sopraccitati Lonely Robot o "i soliti" Arena), l'ottima
"The Dead Club" (heavy e lineare, coi synth in evidenza) o la disimpegnata
"I Don't Know Why" (vicina all'esordio datato 2005), ma la musica non vive di soli arrangiamenti (come nel caso di
"I Won't Break...", che non sarebbe neanche malaccio), di strizzate d'occhio alla musica mainstream (
"Grey Shapes On Concrete Fields") o di cliché (i flauti del mellotron e la linea vocale di
"Keep The Faith"). E poi basta coi lenti soporiferi, davvero troppi (
"Idlewild", "Temple Tudor", "Warmth Of The Sun", "The Silent Fighter Pilot")!
Chi si aspettava un ritorno "col botto" - come il sottoscritto - rimarrà deluso.
John, che ne dici di una pausetta?
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