Terza prova in studio per i polacchi
Voidhanger e terzo bel calcio nei denti.
Del resto per un gruppo nato nel 2010 con l'obiettivo di
"spreading darkness and negativity through metal music" cosa ci si può aspettare?
Violenza, violenza ed ancora violenza.
Tutto qui.
Il mix di thrash, black metal e punk che il terzetto di Katowice mette sul piatto non è nient'altro che quello che ho detto finora: qui non ci sono divagazioni strane ne "pretese" di alcun genere ma solo musica diretta, veloce, lineare, aggressiva e concepita per rendere al massimo in una dimensiona live nella quale, certamente, un disco come
"Dark Days of the Soul" trova il suo habitat naturale.
Va sottolineato che i
Voidhanger, che pure non vinceranno il nobel per l'originalità, picchiano duro e lo fanno bene, scrivono pezzi sinceri e coinvolgenti, riescono a creare un buonissimo equilibrio tra le tre anime della loro proposta senza che nessun elemento risulti fuori posto e, soprattutto, sono in grado di veicolare attraverso la musica il messaggio che si sono prefissi di diffondere, cosa quest'ultima non sempre scontata o banale.
Se amate sonorità come queste, se siete cioè estimatori di vecchie glorie dell'estremo come Bathory e primi Kreatror declinati secondo le coordinate del black norvegese e dell'attitudine anarcoide del punk inglese, dovete necessariamente concedere una possibilità ai
Voidhanger ed al loro nuovo album.
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