Aver il coraggio di osare, per quel che mi riguarda, non costituisce di per sè contegno lodevole: per ottenere la lode bisogna dimostrare di
saper osare.
L’elenco dei gruppi (
metal e non) che hanno compiuto il fatidico passo più lungo della gamba, imboccando così percorsi troppo impervi, è davvero folto. Fortunatamente, all’ingloriosa lista non andrà ad aggiungersi il nome dei
Deadly Carnage.
Nome che palesa trascorsi sanguinolenti, ma che già da qualche tempo non fotografa più l’essenza di una creatura sonora giunta oggi all’ennesima tappa di un continuo processo evolutivo.
Con ciò non si vuole sottindendere che il passato estremo della compagine riminese sia ormai un lontano ricordo: in realtà, il nuovo “
Through the Void, Above the Suns” non taglia del tutto i ponti coi vecchi amici
doom e
black metal.
Per quanto concerne il primo dei retaggi registriamo il costante ricorso a ritmi medio-bassi (le accelerazioni si contano sulle dita di una mano); oltre a ciò, composizioni come la magmatica “
Hyle” o la sciamanica “
Matter” mettono in mostra ritmiche grasse e suoni di chitarra dalla saturazione quasi
sludge.
Ad assicurarci che i Nostri non si siano tramutati negli
YOB, tuttavia, intervengono episodi blackeggianti quali “
Lumis”, in cui l’acido malanimo mediato dai migliori
Shining si stempera in un maliconico finale con tanto di
clean vocals.
Su simili coordinate si attesta “
Divide”, il cui zanzaroso incipit non basta a celare mire melodiche deliziosamente in bilico tra
Novembre ed
Alcest.
Al netto di un intro (“
Quantum”) tutto sommato sorvolabile assistiamo inoltre a digressioni strumentali (“
Cosmo”) o semi-strumentali (“
Fractals”) in cui le atmosfere si fanno meno oppressive, dilatandosi e lasciando margine di manovra ad impressioni mutuate dal
post rock e dallo
shoegaze.
Analoghe considerazioni per l’agrodolce coda di “
Entropia”, che chiude il
platter come meglio non si potrebbe.
Degno di attenzione anche l’impianto lirico, che accantona i testi di stampo esistenzialista dei precedenti album per dedicarsi a concetti perlopiù astrusi quali cosmogonia, buchi neri, entropia, cicli cosmici, rapporto fra spazio e tempo. Il tutto, si badi, senza scadere nel nerd/didascalico, ma anzi aggiungendo all'amalgama una salvifica impronta spirituale.
Si parlava in premessa di tappa di un continuo processo evolutivo.
Ebbene: forse tale processo è ancora in divenire, forse a “
Through the Void, Above the Suns” calza la famigerata etichetta di “
album di transizione”, forse l’intima essenza dei
Deadly Carnage non si è ancora schiusa e disvelata appieno.
D’altra parte, si dice che l’aspetto più importante di un viaggio non sia la meta che si vuole raggiungere, bensì il viaggio stesso. E quello dei
Deadly Carnage merita senz’altro di essere intrapreso.
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