Gli
FM dovevano farsi perdonare … almeno questo è il sentimento con cui il sottoscritto si apprestava ad affrontare la nuova uscita “
Atomic generation”, dopo aver accolto con freddezza “
Indiscreet 30”, la pavida riproposizione “riverniciata” del loro indimenticabile debutto.
E allora diciamo subito che il “debito” può considerarsi saldato, e con un
addendum d’interessi degni di un esoso usuraio, dacché il gruppo britannico sforna un altro gioiellino sonico tipico della sua arte, dimostrando che il ritorno del 2015 non era stato per nulla un “fuoco di paglia”.
In realtà la loro discografia, anche nei tempi meno favorevoli a questi suoni, non ha mai preso vere “cantonate”, ma allo stesso tempo è necessario rimarcare come la
verve “speciale” che ha ripreso a scorrere copiosa nella
band da “
Heroes and villains” l’abbia resa nuovamente davvero molto competitiva per la conquista dello scettro di categoria.
Un misto di competenza e vitalità che si concentra in undici frammenti di pura delizia
cardio-uditiva, capace di spaziare dall’
AOR diamantino all’
hard-blues a elevata gradazione emotiva, cesellati dalla voce pastosa e intensa di
Steve Overland e dalle chitarre affilate e accattivanti di
Jim Kirkpatrick, contrappuntati dalle tastiere di
Jem Davis e sostenuti dall’affidabile motore ritmico garantito da
Merv Goldsworthy e
Pete Jupp.
Un brillante
songwriting completa il quadro, e non nasconderò di aver provato un imperioso brivido di soddisfazione (vagamente “nostalgico”, invero …) quando le vibranti note di “
Black magic” hanno iniziato l’opera di soggiogamento, soprattutto grazie a quel coro che sembra provenire direttamente dalla “storia” del genere (qualcosa tra Bon Jovi, Bad English e gli stessi
FM).
La notturna e avvolgente “
Too much of a good thing” ricorda a chi lo avesse dimenticato che
Overland è uno dei pochi cantanti in grado di avvicinarsi al velluto timbrico di
Rodgers,
Gramm e
Bolton, la melodia vaporosa di “
Killed by love” conduce l’immaginazione a sconfinati spazi aperti, mentre “
In it for the money” scalcia di testosteronico
funky n’ soul, in pieno
mood “
Takin 'it to the streets".
Si prosegue con l’elegante fattura “adulta” di “
Golden days”, per poi passare nuovamente al fervore
rootsy di “
Playing tricks on me”, sottolineato da un
groove di natura
latin-rock e dal suggestivo apporto dei fiati, e di “
Make the best of what you got”, un raffinato e canicolare
hard n’ blues di sicuro effetto.
A chiunque nutrisse (ancora) dei dubbi sulle rigenerate capacità espressiva dei britannici, consiglio poi l’ascolto attento di “
Follow your heart”, autentica gemma di magistrale
rock “radiofonico” e ai più affezionati estimatori di
Overland e
Jupp segnalo invece la presenza in scaletta della suadente “
Do you love me enough”, appartenente al repertorio dei The Ladder.
In dirittura d’arrivo, spazio per la grinta Rainbow/Purple-
iana di “
Stronger” e per la romantica “
Love is the law”, una felpata ballata acustica dedicata a tutti i cuori innamorati.
Non so dire se il titolo del disco abbia una valenza in qualche modo “autobiografica” ... quello che è certo è che gli
FM fanno parte di quella
generazione di musicisti ancora
esplosivi, dotati di tanta esperienza, grande resilienza ed enorme talento ... “
Atomic generation” è la conferma che questi
ragazzi meritano un ruolo da protagonisti anche nella convulsa “scena” melodica del terzo millennio.