Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:43 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. ONE TRACK MIND
  2. WAIT
  3. THE MAGIC
  4. I WILL FOLLOW
  5. GUITAR SOLO
  6. NEVER GET ENOUGH
  7. LOVE WILL CARRY ON
  8. TURN TO STONE
  9. NO REASON WHY
  10. SPAGHETTI WESTERN
  11. I WANT TO LIVE FOREVER

Line up

  • Reb Beach: guitar, vocals
  • Doug Pinnick: lead vocals
  • Timothy Drury: keyboards, vocals
  • Kelly Keagy: drums, vocals
  • Kip Winger: bass, background vocals

Voto medio utenti

Un altro disco di hard rock realizzato dall'ennesima all-star band, e come già accaduto con i grandiosi Soul SirkUS, anche in questo caso la mia istintiva "circospezione" nei confronti di questo tipo di proposte viene fortunatamente annientata dalla straordinaria forza tecnico-emozionale del prodotto in questione.
I The Mob sono, infatti, lo splendido risultato del connubio tra incredibili talenti individuali, capaci però di affiatarsi in modo pressoché esemplare, apparentemente istigati dallo stesso "fuoco" creativo, proprio come accade nelle migliori formazioni del genere, ma magari caratterizzate da trascorsi comuni ben più consistenti.
Del resto la presenza della voce impregnata di soul di Doug Pinnick, in grado di stimolare continue scariche adrenaliniche, rappresenta, per quanto mi riguarda, una garanzia abbastanza solida sulla qualità del progetto (era già accaduto con i Supershine in compagnia, tra gli altri, del vulcanico Bruce Franklin dei Trouble e, tutto sommato, anche con i Poundhound), che per merito della sua luminosa laringe, difficilmente avrebbe potuto essere completamente deludente, ma quello che sorprende realmente è la capacità "naturale" d'amalgama che il colored dei King's X riesce ad esprimere nei confronti di sensibilità artistiche a prima vista leggermente lontane dalla sua, come quelle che contraddistinguono i suoi compagni d'avventura Reb Beach, Kelly Keagy e Timothy Drury, comunque altrettanto bravi nell'opera di completa armonizzazione delle loro capacità esecutive e delle diverse personalità, costantemente sottomesse al "bene superiore" del collettivo.
Reb, in particolare, è un chitarrista dall'incontestabile perizia tecnica (anche in questo caso chiaramente esibita, sia nei brani cantati, sia nel breve "Guitar solo", sia nella piacevole verve Montrose/Satriani-eggiante dello strumentale "Spaghetti western"), ma il feeling qui messo in mostra è di un livello che non ricordavo appartenergli, almeno ai tempi "gloriosi" dei multiplatinati Winger (in ogni caso, a ben ascoltare, meno disimpegnati di quanto, visto il loro considerevole successo, si sia portati a credere), segno che probabilmente l'esperienza con i Dokken e, forse ancor di più, quella con i Whitesnake, hanno giovato alla componente "emotiva" del suo istrionico guitar playing.
Non sono da meno neanche Keagy (inserito in line-up, a quanto pare, dopo un primo coinvolgimento del batterista dei Quiet Riot Frankie Banali), eccellente drummer, vocalist e songwriter di fama Night Ranger (ma autore anche di un ottimo album solista intitolato "Time passes"), il quale si ritaglia uno spazio da assoluto protagonista occupandosi anche delle parti vocali nella delizia "romantica" (anche se un po' fuori contesto a causa principalmente delle sostanziali diversità timbriche tra la sua voce e quella di Doug) "The magic" e il keyboard player Drury (anche lui visto nelle ultime incarnazioni della creatura di Sir Coverdale) dal contributo discreto ma non trascurabile, senza ovviamente poter dimenticare Kip Winger, che si ricongiunge nuovamente, in veste di gradito ospite della band, al suo "vecchio" pard suonando il basso e cantando le backing vocals del disco, oltre che producendo con abilità il platter stesso.
La musica dei The Mob è dotata di una voluminosa maturità compositiva, appare fresca, vitale e ricca d'intensità passionale e se per una sua definizione usassimo l'espressione Winger meets King's X (soprattutto intendendo la versione meno "adolescenziale" dei primi e una variante più "asciutta", diretta e fisica dei secondi, accentuando ulteriormente il percorso intrapreso dopo il leggero passo falso dell'omonimo album del '92), sebbene in modo un po' semplicistico e con una lieve preponderanza della band di "Pull", non saremmo poi troppo distanti dalla realtà e ritengo potremmo rendere abbastanza efficacemente l'idea di quali sono i contenuti di questi solchi, con brani formidabili come l'opener "One track mind", la grungy "Wait", il groove soulful della virtuosistica "Never get enough", l'hard-blues raffinato e irresistibile di "Love will carry on", la magia "radiofonica" di "Turn to stone" (il solo è semplicemente da brividi) e la toccante ballata orchestral-acustica "I want to live forever", a rappresentare i migliori strumenti di comunicazione di questo "super-combo" dalle spettacolari sembianze "modernamente" classiche.
Se poi tutto questo sia frutto dell'attitudine genuina di una grande band autentica nella sua prestazione corale o il risultato di un'abile formula scientificamente assemblata in qualche misterioso laboratorio della Frontiers (nel qual caso i complimenti al "chimico" sono d'obbligo!), sinceramente poco importa: il prodotto finale è veramente bellissimo e qualora queste sensazioni non venissero replicate in un follow-up, riducendo i The Mob ad un'altra sfolgorante meteora del mercato discografico, beh, dopo essercene enormemente rammaricati, non potremo che conservare questo prezioso dischetto nel settore più protetto della nostra collezione, consci di possedere, impressa in una serie di piccole "bruciature" digitali, l'immagine sonora di un vero e proprio "stato di grazia".
Recensione a cura di Marco Aimasso

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