Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:45 min.
Etichetta:Valery
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. UP TO U
  2. MY SHELTER
  3. SHADOWS
  4. BACK TO LIFE
  5. INNER WORDS
  6. BURNIN' FEVER
  7. NO MORE ANSWERS
  8. BLACK STONE
  9. TEXAS QUEEN
  10. AWAY
  11. IN THE RAIN
  12. JUST A SONG

Line up

  • Frank Law: vocals
  • True: guitar
  • Nick Donati: guitar
  • George: drums
  • Andrew Valenza: bass

Voto medio utenti

Concludendo la mia disamina sul pregevole Ep autoprodotto "Four stones", auspicavo l'esistenza di un'etichetta discografica talmente "coraggiosa" da credere nella proposta dei milanesi The Pythons, assolutamente capace e meritevole, ma "colpevole" di dedicarsi (con l'apprezzabile tentativo di rivitalizzarlo) ad un genere "storicamente" non esattamente "di moda" nella discografia tricolore come l'hard rock melodico degli anni '80.
Ebbene, quella label c'è, si chiama Valery Records, è anch'essa meneghina e dimostra competenza e buon gusto, scritturando, per esempio, oltre a questi temibili "rettili" lombardi, anche gli altrettanto validi Fire Trails del veterano Pino Scotto.
"Never:enough" (con l'ingresso in line-up del nuovo bassista Andrew Valenza) è un album piuttosto soddisfacente, che riesce ad essere fresco e coinvolgente anche senza nascondere i suoi "amori" di riferimento grazie ad una saggia miscela di grinta, melodia e passione.
Brani ad elevato coefficiente d'impatto frontale come "Up to U", l'ottima "My shelter", "Burnin fever" (un trittico in cui l'ottima ugola di Frank "Law" Castoldi rivela talvolta addirittura digressioni vocali di natura vagamente Hetfield-iana) e "Away" (con Aldebran dei Bloody Mary, guest alle vocals), in cui è possibile riscontrare assonanze un po' Megadeth fashion, accostati alla meritata riproposizione di "Shadows" (che ci si ritrova a canticchiare quasi senza accorgersene), "Black stone" (intensa e diretta) e "Texas queen" (elettricità e attrazione melodica convergente in cori Bon Jovi docet), già inclusi nel menzionato "Four stones", oltre al risoluto appeal "radiofonico" di "Inner words", allo slow "No more answers" e all'acustica "Just a song" (sentito omaggio agli Extreme), completati dalle discrete "Back to life" e "In the rain", sono i mezzi espressivi utilizzati dai nostri pitoni padani per "stritolare" un suono alquanto classico, distillarne e assimilarne le migliori caratteristiche primigenie, filtrandole attraverso il setaccio di una sufficiente dose di personalità e di minime suggestioni sonore maggiormente "moderne", rendendo il tutto abbastanza "tradizionale", ma evitando al contempo una qualunque sensazione d'inflessibile "conservatorismo" sterile ed esclusivamente imitatorio.
Cerchiamo dunque di ricapitolare: il gruppo è molto buono, la sua musica appare come una degna continuazione del feeling e dell'attitudine dei maestri del genere, ed è stata capace di essere talmente convincente da reperire qualcuno che produca e distribuisca nei negozi il primo "dischetto digitale a lunga durata" che la contiene ... cosa manca? Ah già, che Voi lo acquistiate e, come si diceva qualche tempo fa, "sosteniate la scena", dimenticando per una volta ogni forma di "atavica" esterofilia ... ma diciamo la verità, questo è il compito più semplice e piacevole, che non credo abbiate difficoltà a svolgere ... n'est pas?
Recensione a cura di Marco Aimasso

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