Sette anni in campo musicale sono una vita, in un periodo di tempo così ampio il pubblico tende a dimenticare, investito com'è oggigiorno da un'offerta sempre più vasta.
E se una death metal italiana rilascia il proprio debut album ("
Backworld", Ermo ne parlava
qui) e poi -appunto per sette anni - non offre nuovo materiale il dimenticatoio è dietro l'angolo.
Ma se il ritorno è in grande stile...beh...è tutto un altro paio di maniche.
"
After the Storm" è questo ritorno, il nuovo lavoro dei
Disease Illusion dopo importanti cambiamenti: innanzi tutto della lineup originale è rimasto solo il chitarrista
Federico Venturi ed inoltre il disco è distribuito dalla
Buil2Kill Records.
Ciò che non è cambiata è -per fortuna- l'attitudine della band ed il loro sound rimasto ancorato agli stilemi del Gothemburg melodic death metal con particolare attenzione ai Dark Tranquillity post "Projector", quindi al fianco di brani decisamente riffs oriented troviamo tappeti di synth e duetti harsh vocals maschile/clean vocals femminile.
La qualità media di "
After the Storm" è decisamente alta ma a mio parere le cose migliori vengono dette nella prima metà della release, facendo risultare il set delle canzoni poco equilibrato.
L'opener "
For Hell is Empty" con il suo riff portante azzeccatissimo ed il ritornello che il bravo
Joy Lazari interpreta con il piglio di Mikael Stanne e la successiva "
Through the fence" immediatamente mandata a memoria per la feroce melodia del bridge supportato da un lavoro elettronico mirabile, consentono una sintonia naturale con l'album.
Ma è la successiva "
Red Wine Stained Cheek" l'apice dell'intero lavoro, una canzone aggressiva e malinconica che pare partorita direttamente dal periodo d'oro del death melodico svedese.
"
No hero" - un validissimo up tempo con la coppia
Chierici/Laugelli sugli scudi- segna il punto di svolta come detto in precedenza, dell'intero platter: le successive "
Ain't it Worthless" con
Lazari affiancato dalla brava
Sara Pistone (qualcuno ha detto "The Mundane and the Magic"?), la titletrack "
We are Storm" e le conclusive "
The Grazer" e "
New order", seppur nel complesso valide segnano un deciso passo indietro rispetto al folgorante avvio.
Detto ciò non posso che plaudire al lavoro del quintetto di Bologna, un disco che - grazie anche alla produzione moderna e potente di
Giuseppe“Dualized" Bassi nei Dysfunction Studio - resiste ed invoglia a più ascolti.
Ed è al 100% made in Italy, andiamone orgogliosi!
Disease Illusion - "
Red Wine Stained Cheek"
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