Oscuro come un profondissimo abisso e pauroso come il nero assoluto,
"Into Vermilion Mirrors" è l'opera prima dell'americano, di Portland,
Rory Flay proprietario dell'etichetta
Vrasubatlat che con
Adzalaan da sfogo alla sua personalissima visione del Black Metal.
Una visione, se vogliamo, molto "americana" del genere che deve qualcosa, forse più di qualcosa, a Wrest ed ai suoi Leviathan, e che si caratterizza, fortemente, per un approccio Death alla materia mettendoci di fronte, di fatto, ad un micidiale deathened black metal viscido, maledetto, pericoloso ed in bilico, costantemente, tra momenti caotici e momenti più ragionati che tutti assieme, esaltati dal growl di
Rory, contribuiscono a "parlare" di morte come se la nera falciatrice fosse presente e concreta dietro di noi.
Il modello scandinavo del metallo nero qui è quasi completamente assente: sono, infatti, le atmosfere morbose e malate a rendersi protagoniste all'interno di un album inquietante, impreziosito da uno splendido riffing di chitarra, contorto ma devastante, e da tutta una serie di soluzioni ritmiche dello sconosciuto e bravissimo
Gravesayer, drummer dei deathster Witch Vomit, che esaltano sette brani che sono quanto di meglio si possa ascoltare in certi territori estremi puramente USA.
L'album non conosce momenti di pausa, ed anche nelle brevi partiture più melodiche, o all'interno dei rallentamenti sparsi qui e la, sa essere oscuro e dannato a conferma di un songwriting di altissimo livello che chiunque si cibi di vero estremo non farà fatica ad apprezzare.
Se rientrate nella categoria appena citata e se amate il Black a stelle e strisce di act come i già citati Leviathan o gli Ash Borer, non potete farvi sfuggire questo concentrato di occulto che risponde al titolo di
"Into Vermilion Mirrors".
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