Sono giovani, sono norvegesi e hanno classe in abbondanza. Mai mi sarei aspettato una sorpresa del genere dalla
Apollon Records, etichetta dedita a sonorità solitamente più progressive, ma il quintetto guidato dalla fenomenale
Oda Ulvøy ha tutte le carte in regola per guadagnarsi un posto di rilievo nel panorama elettronico (sì, avete letto bene, scordatevi il metal) odierno.
Se dovessi azzardare una proporzione direi che gli
I Am K stanno all'elettronica come i
Bent Knee stanno al prog: entrambi lo fanno a modo loro. Il sound è raffinato e non eccessivamente sovrarrangiato (
"Fly"), talvolta minimale e sinistro (
"I'll Be Better"), spesso più "suonato" (
"Moving In", dal break quasi progressivo).
"Golden Bridges" spicca per il mix temerario con la batteria a sinistra, i synth a destra e la voce al centro, mentre
"Run Away" ha il sapore teutonico della scuola di Düsseldorf.
"I Come Alive" è il primo episodio dall'atmosfera solare e dal ritornello corale prima della stratificata
"Still The Same", un manuale di gusto e stile.
"Glowing In The Dark" è rarefatta e lynchana, nonostante la coda vagamente industrial, in totale antitesi con la successiva
"Stars", probabilmente il brano più carico e rock (per quel che vale) del lotto.
La titletrack, in equilibrio tra sonorità elettriche ed elettroniche, chiude un album riuscito il cui unico neo sta forse nella durata eccessivamente ridotta (critica opinabile, mi rendo conto). A questo punto chissà cosa aspettarsi dalla seconda release...
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