Nel suo capolavoro - ed a parere di chi vi scrive libro da eleggere patrimonio dell'umanità - "Il Signore degli Anelli" J.R.R. Tolkien esprime attraverso la bocca di Barbalbero (o Fangorn per i puristi) un concetto profondo che spesso viene ignorato:
“Ma tu devi capire, giovane Hobbit, che ci vuole molto tempo per dire qualcosa in vecchio entese, e noi non diciamo mai niente se non vale la pena di prendere molto tempo per dirla.”Questa citazione ha continuato a rimbombarmi in testa durante e dopo i numerosi ascolti di "
Solitude", terzo lavoro sulla lunga distanza per i finnici
Totalselfhatred, licenziato da
Osmose Productions e giunto a ben sette anni di distanza dal precedente "
Apocalypse in Your Heart".
Il misterioso quintetto originario di Helsinki si è infatti preso molto tempo per regalarci questo disco che, all'interno offre un lotto di solamente 5 tracce della durata media di oltre 8 minuti ciascuna, a testimonianza di come appunto la band ritenga necessario utilizzare tutto il tempo che serve pur di mettere in musica le proprie idee.
E ciò che "
Solitude" esprime - a partire dal meraviglioso artwork di
Silere Omnia- è una lunga discesa negli abissi della disperazione umana.
Ogni suo elemento, dagli intrecci onirici e delicati tra tastiere e chitarre, dalle sfuriate black allo screaming disperato fornito da ben 4 dei componenti della band, concorre a creare un quadro a tinte nerissime in cui ogni speranza è bandita.
I
Totalselfhatred ci prendono per mano iniziando dall'opener "
Solitude MMXIII" con il suo intro da brividi e non danno tregua facendo vibrare fin nel profondo dell'anima dell'ascoltatore le corde della desolazione e dell'assenza di speranza. Non c'è luce che possa rischiarare un buio dell'anima così soggiogato dalle tenebre, l'unica via d'uscita è abbandonarsi ad esso sino ad abbracciarlo - e "
Nyctophilia" ne è il supremo inno- ed a dissolversi in esso.
Nictofilia appunto, ovvero "amore per la notte e per le caratteristiche che a questa si accompagnano, ovvero oscurità e silenzio".
Un disco superbo, un lavoro che non può essere ascoltato come sottofondo mentre si prepara la cena o canticchiato mentre si fa la doccia, una perla nera che assorbe tutta la luce e se ne nutre restituendo disperazione ed oblio.
Non ho alcun dubbio che "
Solitude" alla fine del 2018 sarà nella mia personale top ten, il suo carico emotivo è troppo imponente per poter essere semplicemente catalogato come buon disco.
Da ascoltare e interiorizzare, in silenzio e nel buio.
Totalselfhatred - "
Solitude MMXIII"
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