Ho pensato molto prima di scrivere questa recensione e non per merito dell’album, ma soprattutto, o solo, per rispetto di chi, come il sottoscritto, è cresciuto con gli
At The Gates e per il supporto incondizionato con il quale, in molti, li abbiamo seguiti sin dagli esordi … nonostante i segnali fossero chiarissimi con il debole album reunion, in tanti (anche sul forum) non si volevano arrendere … oggi invece è venuto il momento di farsene una ragione e di decretare la fine della storia degli
At The Gates … “
To Drink From The Night Itself” è un album debolissimo, fiacco, moscio, al limite del pensionistico … Arrivare alla fine dell’album è una vera prova masochistica e un’incondizionata professione di fede nel verbo degli
At The Gates … mi viene da ridere nel pensare che pubblicare un nuovo album sia “una scusa per andare di nuovo in tour” … Chi vorrebbe mai ascoltare una “
A Labyrinth Of Tombs” subito dopo “Raped By The Light Of Christ” (da “With Fear I Kiss The Burning Darkness”) oppure la title track di quest’album e scoprire che si tratta solo della brutta copia, meno ispirata, di “Blinded By Fear” ? Non sarebbe più corretto e onesto da parte di questo storiche band suonare e celebrare il proprio passato piuttosto che prendersi in giro con questo revival? Non ci vuole un indovino per capire che i 44 (infiniti) minuti di quest’album sono un continuo rimando ai tempi che furono con autocitazioni (“
Palace Of Lepers” sembra la versione “new millenium” di “Terminal Spirit Disease”) , clonazioni (la già citata title track o le imbarazzanti “
Seas Of Starvation” e “
In Death They Shall Burn” b-sides minori di “Slaughter …” ) e scopiazzamenti vari, senza mai riuscire a trovare e trasmettere quella rozzezza, quella necessità creativa e quel bisogno espressivo che da sempre hanno caratterizzato gli
At The Gates. Se in più ci aggiungete una produzione tutt’altro che eccellente, con un basso quasi inesistente e una voce oltremodo ovattata, e per questo ancor più spompata, otterrete un triste quadretto musicale, al cui confronto una natura morta è allegria pura … Se a metà anni ’90 una buona metà delle bands scandinave suonava death/thrash è per merito, o colpa dipende da voi, di questi (ex) SIGNORI DEL METAL , capire quando è il momento di darci un taglio è difficile, posso intuirlo, ma infangare la propria carriera con album infimi, è segno di poca intelligenza. Dopo i Dimmu Borgir, un’altra parte della mia/vostra adolescenza metallica se ne va nel peggiore dei modi … “At War With Reality” ha spianato la strada verso il declino, “
To Drink From The Night Itself” ne certifica la definitiva caduta. Morti e sepolti !
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