Sbucano letteralmente dal nulla questi
Deathwards, tant’è che in rete non si hanno notizie di loro, letteralmente. Non si sa chi è coinvolto nel gruppo, né quali siano state le loro precedenti esperienze musicali. Unica cosa certa è che a pubblicare il loro esordio, stampato rigorosamente su cassetta, è stata la
Invictus Productions, e che i nostri sono già al lavoro per la pubblicazione del primo full length vero e proprio. Stop.
La stringata bio diramata dall’etichetta parla di veterani della scena metal underground, ma non ci è dato sapere altro. E sapete una cosa? Chissenefrega! Se la musica è di un livello così alto tutto il resto poco conta. Sì, perché questi quattro brani contenuti nel demo tape (il quinto è una cover di “
Overlord” dei mitici Infernal Majesty!) sono una bomba pronta a detonare!
Lo stile dei nostri ci catapulta direttamente nella prima metà degli anni ’80, quando il thrash iniziava ad incattivirsi ancora di più e iniziava a prendere forma quello che poi di lì a poco sarebbe diventato il death metal primordiale. Per farvi un’idea, il sound dei
Deathwards attinge a piene mani da quello di mostri sacri come gli Slayer di “
Hell awaits”, i già citati (non a caso) Infernal Majesty, Hobbs Angel Of Death e via dicendo. Riffing serratissimo, un cantante che finalmente canta (urla in realtà) e non si limita ad usare scream o growl, batteria sempre in up tempo con tupa-tupa micidiali, basso pulsante e testi oscuri, tutto quello che serve per esprimere al meglio un certo tipo di metal che purtroppo oggi giorno non ha più molti proseliti, ma che incarna alla perfezione il vero spirito underground. E tutto ciò è una pacchia per le mie orecchie, davvero!!
La doppietta iniziale “
In death I become”/“
The hierachist” lascia senza respiro per tutta la foga espressa, “
Epitaph from the underworld” sembra una outtakes di “
None shall defy” per quanto è furiosa e violenta, mentre “
Imprending prophecies” rallenta leggermente i ritmi ma ne guadagna in malvagità. A chiudere tutto, come già accennato, la cover degli Infernal Majesty, riproposta qui in maniera molto fedele all’originale dal punto di vista strumentale, ma quello che colpisce è come i nostri siano riusciti a riprodurne lo stesso spirito malvagio e autentico.
Non c’è molto altro da aggiungere, stiamo pur sempre parlando di un demo tape di quattro tracce. Ma c’è talmente tanta carne al fuoco e di una qualità talmente alta che a questo punto non vedo l’ora di ascoltare il debut album, perché se le premesse sono queste sono certo che ci ritroveremo tra le mani un piccolo gioiellino underground. L’attesa sarà spasmodica!
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