Prima di tutto alcune considerazioni di carattere generale … non sono un grandissimo estimatore delle soluzioni espressive “gruppo rock” con “orchestra”, un connubio che può in qualche modo “nobilitare” il lavoro del primo, il quale però rischia spesso di veder appiattite le sue tipiche dinamiche a causa della ridondante magniloquenza della seconda.
Adoro, come del resto dovrebbero fare tutti i
musicofili non affetti da otopatologie invalidanti, i
Foreigner, li considero una
band fondamentale per la
Storia del Rock e amo talmente buona parte dei loro pezzi da riuscire probabilmente ad apprezzarli anche qualora fossero eseguiti solamente con pettine e carta velina.
Ciò detto, posso passare a commentare questo “
Foreigner with the 21st Century Symphony Orchestra & Chorus” in cui il gruppo angloamericano, forte della collaborazione con i compositori e arrangiatori
Dave Eggar e
Chuck Palmer, decide di esplorare le possibilità sinfoniche del suo repertorio esibendosi con una filarmonica di cinquantotto elementi e un coro a sessanta voci, il tutto egregiamente diretto da
Ernst van Tiel.
Registrata a Lucerna durante due diversi
shows, l’opera (disponibile in
Cd,
Dvd e
Lp), sforzandosi di mediare tra le discordanti osservazioni iniziali, costituisce “obiettivamente” un ascolto davvero molto gradevole, gli arrangiamenti sono misurati e impreziosiscono ulteriormente autentici capisaldi delle sette note, capaci di sprigionare tutta la loro incredibile carica emozionale senza venire schiacciati da invadenti gonfiature.
I brani si presentano da soli e meriterebbero tutti una singola dissertazione, ma mi limiterò a menzionare solo le versioni di “
Waiting for a girl like you”, “
Say you will”, “
Starrider”, “
Double vision”, del monumentale inno “J
uke box hero” (in cui finalmente si sente anche il pubblico …) e di una splendida “
Urgent” (con il
sax di
Gimbel degno di quelli di
Mark Rivera e di
Jr. Walker), in rappresentanza di un programma che fatalmente non ha flessioni, dominato da una formazione a cui il mitico
Mick Jones, l’unico indissolubile legame con il nobile passato dei
Foreigner, ha evidentemente saputo trasmettere lo spirito necessario a interpretazioni veramente impeccabili.
E a questo proposito, voglio spendere ancora una volta qualche parola di sincero apprezzamento per
Kelly Hansen, ormai pienamente padrone della impegnativa situazione, nonostante che su ogni sua prestazione aleggi costantemente l’ingombrante e indimenticabile figura di un “certo”
Louis Andrew Grammatico.
“
Foreigner with the 21st Century Symphony Orchestra & Chorus” è dunque il classico prodotto non essenziale eppure assai appagante … proprio come tante delle cose belle della vita.
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