Copertina 8

Info

Anno di uscita:2019
Durata:56 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. LEAP OF FAITH
  2. HOLD ME DOWN
  3. NO GAME
  4. BULLETPROOF
  5. RIDE IT
  6. BURN THE TRUTH
  7. HARD ROAD
  8. ALIVE TODAY
  9. LINE OF DIVISION
  10. SLEEPING VOICES
  11. LIFE IS LOVE IS MUSIC

Line up

  • George Lynch: guitars
  • Jeff Pilson: bass
  • Mick Brown: drums
  • Robert Mason: vocals

Voto medio utenti

Oibò … i Dokken senza Dokken? Eh, già … mentre il buon Don gigioneggia immaginando di essere sulla prua del Titanic (ehm, detto così, non esattamente un buon auspicio …) i suoi vecchi compagni George Lynch, Jeff Pilson e Mick Brown si dedicano a questo nuovo progetto denominato The End Machine.
Frenino, però, gli smodati entusiasmi tutti gli inconsolabili orfani degli “inventori” del class-metal californiano … in “The end machine” troviamo solo tenui rimandi a capolavori immortali come “Tooth and nail” e “Under lock and key” e qui semmai, complice anche la pastosa gestione microfonica di Robert Mason, il primo nome da citare come plausibile riferimento è quello dei Lynch Mob, magari assieme a Black Country Communion e King’s X, ricordando altresì l’esperienza KXM, in cui George ha condiviso il proscenio proprio con il favoloso Doug Pinnick (e Ray Luzier).
Un disco essenzialmente di hard-rock blues, dunque, ma concepito, suonato e prodotto (dallo stesso Pilson) con un’intensità rara, in grado di rimuovere la patina di eccessiva “prevedibilità” da un genere dalle caratteristiche immarcescibili, in cui, però, l’effetto “già sentito” è sempre in agguato.
Un innato gusto armonico, la fantasia e l’impatto autoritario della chitarra di Lynch e una sensazione complessiva di “armonia”, rendono l’opera un’appassionata miscela di grinta, pathos ed eleganza, magnetica e non di rado guarnita dai profumi inebrianti della psichedelia.
Avvolto dalle spire Zeppelin-esche pulsanti e sinuose di “Leap of faith”, all’ascoltatore appassionato non resterà poi che capitolare di fronte ai suoni ardenti di “Hold me down” e, ancor di più, al cospetto dell’andatura ombrosa e seducente di “No game”, brano dalla costruzione armonica davvero parecchio attanagliante.
Si continua con il clima malinconico e caliginoso di “Bulletproof” e le cangianti frenesie anthemiche di “Ride it”, per approdare alla fascinosa “Burn the truth”, sussulto elettro-acustico (con singolare break vocale quasi Yes-iano) in grado di far impallidire tutti i vari Greta Van Fleet sparsi nel globo terracqueo.
E sempre a proposito di “scossoni” emotivi, che dire, dopo la discreta “Hard road”, di “Alive today”? Che si tratta di una magistrale fusione di note e feeling, frutto di una preziosa scuola melodica, filtrata attraverso una variegata sensibilità espressiva … o più semplicemente, se amate le iperboli, che potrebbe sembrare il risultato di una proficua jam-session tra King’s X, Underground Moon e Dokken.
L’attitudine vagamente “stradaiola” della coinvolgente “Line of division” lascia il posto a un altro puro concentrato di turbamento cardio-uditivo intitolato “Sleeping voices” (piacerà certamente anche ai fans dei Rainbow …), seguito da “Life is love is music” che con le sue irresistibili rifrazioni funky completa il quadro di un album avvincente e vibrante, in grado di non deludere chi, più o meno “nostalgico”, sa ancora riconoscere la levatura artistica superiore di musicisti assai ispirati e straordinariamente competenti.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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