Copertina 6

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2018
Durata:37 min.
Etichetta:Shadow Kingdom Records

Tracklist

  1. RED DEATH ECLIPSE (A SAVAGE DARKENING)
  2. APEX ILLUMINOUS
  3. ASTRAL SACRIFICE
  4. FLESHTEMPLE INCINERATION
  5. VORTEX SPECTRE
  6. ELDER NIGHT (ARCANE FIRES)

Line up

  • R : bass
  • Tiller : drums
  • A : vocals, guitars

Voto medio utenti

I Nachash (“serpente” in ebraico”) sono una nuova band norvegese che con il presente “Phantasmal Triunity” esordisce su lunga distanza a tre anni dal precedente ep “Conjuring The Red Death Eclipse” . Il terzetto suona black metal e se vi state già aspettando l’ennesimo gruppo devoto ai ghiacci tra accelerazioni fulminee e grida lancinanti vi state sbagliando di grosso ! La band di Oslo continua sul percorso sonoro inaugurato con il debut ep, proponendoci un black metal di matrice ellenico/norvegese … Un po’ strano a dirsi, molto più semplici ad ascoltarsi … a volte l’esperimento riesce, come negli otto minuti della conclusiva “Elder Night (Arcane Fires)” e si ha veramente l’impressione di trovarsi di fronte alla diabolica ed evocativa linearità di Varathron o Necromantia mischiata con i Dark Throne di metà carriera, altre volte, che purtroppo sono la maggioranza, sembra semplicemente che i tre non abbiamo poi così tante idee da proporre e finiscono allora per ripetere all’infinito la stessa formula, risultando scontati e noiosi. Dispiace un po’ dover essere così diretti e trancianti, ma l’ascolto ripetuto di quest’album mi ha lasciato delle predominati sensazioni negative, iniziando dal riffing d’apertura dell’opener “Red Death Eclipse (A Savage Darkening)” che altro non è che l’ennesimo plagio degli Slayer, passando per la pesantezza di “Fleshtemple Incineration” dove non si vede l’ora che il pezzo finisca … Ciononostante non mi sento di bocciare completamente il terzetto, sicuramente darò loro ancora una possibilità in futuro se ce ne sarà l’occasione, perché, come detto, l’idea di fondo non è male, bisogna però decidersi ed elevare un po’ (parecchio) il songwriting, non limitandosi a suonare solo dei riffs ascoltati mille volte, ma magari rischiando qualcosa in più, a costo di risultare difficilmente digeribili, ma almeno cercando di scrollarsi di dosso quell’alone di cialtroneria che ogni tanto affiora. Voto di fiducia, a risentirci.

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