"La migliore ricetta melodeath in cui si possa incappare: growls, clean vocals, synth, approccio progressive, paesaggi sonori epici e melodie catchy".Questo il credo -postato come unica informazione sulla loro pagina facebook- dei finnici
Foredoomed, questo il loro modo di intendere la musica, questa la loro fiera e ferma intenzione che riverbera senza alcun ripensamento nel loro debut album "
Ordeal" (prodotto in autonomia).
Certo, il lavoro del quartetto di Joensuu non è originale nè tantomeno scevro da influenze di altre band; del resto è quasi impossibile non essere permeati da un certo modo di fare musica quando si proviene dal profondo Nord Europa.
In Vain, Opeth, Omnium Gatherum, Amorphis, Wintersun: ad ognuna di queste grandi band
Atte Kymäläinen e soci sono debitori sia per ciò che riguarda le sonorità che per la struttura armonica e melodica delle canzoni.
Dopo la breve intro "
Origin", in cui eteree voci femminili elevano i loro canti intrecciandoli con violini, synth e chitarre acustiche, le linee di chitarra e tastiera di "
Ghost Recurrence" nonchè il growl quasi soffuso di
Atte alternate a parti progressive in clean non possono non richiamare immediatamente l'eccellente "
Grey Heavens".
"
Undawning" ha nel lavoro di tastiera e nelle armonizzazioni di chitarra il proprio punto forte, nonchè nella solidissima prova della sezione ritmica che sostiene con misura e senza strafare.
"
Search for tomorrow" mi ha stupito per l'incedere powereggiante sia delle ritmiche che del ritornello (già...anche gli Stratovarius sono finlandesi...) mentre purtroppo "
Dualism" e soprattutto "
Departure" -nonostante i continui richiami agli Opeth- non convincono sino in fondo, rimanendo episodi piuttosto interlocutori.
La successiva "
My Epigraph in Woe" - anche grazie all'assolo strepitoso dell'ascia di
Asmo Jurvanen - sale decisamente di tono contrapponendo ad una prima metà aggressiva e potente una seconda parte affidata quasi interamente al pianoforte ed alla voce, in un omaggio ai Dream Theater più retrò.
La piacevolmente scontata "
Shade of the Darker Sun" fa scivolare l'ascolto sino alla lunghissima (15 minuti!!) suite che chiude il disco: la titletrack "
Ordeal".
Siamo al cospetto di un brano complesso, sfaccettato e a volte ridondante che racchiude -o prova a farlo- tutte le influenze e ispirazioni dei
Foredoomed miscelando cori, orchestrazioni, harsh e clean vocals, lunghi intermezzi siderali di synth e riffoni spezzacollo.
Interessante e tecnicamente ineccepibile ma -proprio per la sua lunghezza- di difficile assimilazione, fatta eccezione per la chiusura in cui le linee melodiche dell'intro vengono riprese e fatte risuonare svanendo lentamente.
Se anche voi fate parte di chi -come ogni tanto ama ripetere un nostro lettore nonchè collega- sente immediatamente "profumo di pino e di betulla" provenire da questo tipo di band, con "
Ordeal" vi godrete quasi un'ora di "aromaterapia" targata
Foredoomed.
Foredoomed - "
Ordeal" (full album)
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