Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2017
Durata:54 min.
Etichetta:Indipendente

Tracklist

  1. ORIGIN
  2. GHOST RECURRENCE
  3. UNDAWNING
  4. SEARCH FOR TOMORROW
  5. DUALISM
  6. DEPARTURE
  7. MY EPIGRAPH IN WOE
  8. SHADE OF THE DARKER SUN
  9. ORDEAL

Line up

  • Atte Kymäläinen: vocals, guitars
  • Asmo Jurvanen: guitars
  • Eetu Kovapohja: bass
  • Joel Henrik Kaplas: drums

Voto medio utenti

"La migliore ricetta melodeath in cui si possa incappare: growls, clean vocals, synth, approccio progressive, paesaggi sonori epici e melodie catchy".
Questo il credo -postato come unica informazione sulla loro pagina facebook- dei finnici Foredoomed, questo il loro modo di intendere la musica, questa la loro fiera e ferma intenzione che riverbera senza alcun ripensamento nel loro debut album "Ordeal" (prodotto in autonomia).

Certo, il lavoro del quartetto di Joensuu non è originale nè tantomeno scevro da influenze di altre band; del resto è quasi impossibile non essere permeati da un certo modo di fare musica quando si proviene dal profondo Nord Europa.
In Vain, Opeth, Omnium Gatherum, Amorphis, Wintersun: ad ognuna di queste grandi band Atte Kymäläinen e soci sono debitori sia per ciò che riguarda le sonorità che per la struttura armonica e melodica delle canzoni.

Dopo la breve intro "Origin", in cui eteree voci femminili elevano i loro canti intrecciandoli con violini, synth e chitarre acustiche, le linee di chitarra e tastiera di "Ghost Recurrence" nonchè il growl quasi soffuso di Atte alternate a parti progressive in clean non possono non richiamare immediatamente l'eccellente "Grey Heavens".
"Undawning" ha nel lavoro di tastiera e nelle armonizzazioni di chitarra il proprio punto forte, nonchè nella solidissima prova della sezione ritmica che sostiene con misura e senza strafare.
"Search for tomorrow" mi ha stupito per l'incedere powereggiante sia delle ritmiche che del ritornello (già...anche gli Stratovarius sono finlandesi...) mentre purtroppo "Dualism" e soprattutto "Departure" -nonostante i continui richiami agli Opeth- non convincono sino in fondo, rimanendo episodi piuttosto interlocutori.

La successiva "My Epigraph in Woe" - anche grazie all'assolo strepitoso dell'ascia di Asmo Jurvanen - sale decisamente di tono contrapponendo ad una prima metà aggressiva e potente una seconda parte affidata quasi interamente al pianoforte ed alla voce, in un omaggio ai Dream Theater più retrò.
La piacevolmente scontata "Shade of the Darker Sun" fa scivolare l'ascolto sino alla lunghissima (15 minuti!!) suite che chiude il disco: la titletrack "Ordeal".
Siamo al cospetto di un brano complesso, sfaccettato e a volte ridondante che racchiude -o prova a farlo- tutte le influenze e ispirazioni dei Foredoomed miscelando cori, orchestrazioni, harsh e clean vocals, lunghi intermezzi siderali di synth e riffoni spezzacollo.
Interessante e tecnicamente ineccepibile ma -proprio per la sua lunghezza- di difficile assimilazione, fatta eccezione per la chiusura in cui le linee melodiche dell'intro vengono riprese e fatte risuonare svanendo lentamente.

Se anche voi fate parte di chi -come ogni tanto ama ripetere un nostro lettore nonchè collega- sente immediatamente "profumo di pino e di betulla" provenire da questo tipo di band, con "Ordeal" vi godrete quasi un'ora di "aromaterapia" targata Foredoomed.

Foredoomed - "Ordeal" (full album)

Recensione a cura di Alessandro Zaina

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