Redemption - Long Night's Journey Into Day

Copertina 6

Info

Anno di uscita:2018
Durata:66 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. EYES YOU DARE NOT MEET IN DREAMS
  2. SOMEONE ELSE'S PROBLEM
  3. THE ECHO CHAMBER
  4. IMPERMANENT
  5. INDULGE IN COLOR
  6. LITTLE MEN
  7. AND YET
  8. THE LAST OF ME
  9. NEW YEAR'S DAY
  10. LONG NIGHT'S JOURNEY INTO DAY

Line up

  • Nick Van Dyk: guitars, keyboards
  • Chris Quirarte: drums
  • Sean Andrews: bass
  • Tom Englund: vocals

Voto medio utenti

I Redemption non mi fanno più gioire come un tempo. E qualcosa di simile lo deve aver provato anche Ray Alder prima di abbandonare la nave e lasciare il posto a un altro "pezzo da novanta" come Tom Englund.

L'inizio bello "cafone" vicino agli ultimi Evergrey (chi l'avrebbe mai detto? ndr) di "Eyes You Dare Not Meet In Dreams" lascia ben sperare, così come la successiva "Someone Else's Problem", che spicca per i dosati elementi elettronici. Ma in "The Echo Chamber" - nonostante l'ottima prova del guest Simone Mularoni - siamo già in zona di "già sentito", sensazione che si acuirà procedendo nell'ascolto di "Long Night's Journey Into Day".

Echi di Dream Theater, Symphony X, Fates Warning e Queensrÿche caratterizzano le successive "Impermanent" e "Indulge In Color", mentre le armonie si fanno più spigolose e originali con "Little Men". La breve - e non particolarmente ispirata - "suicide-track" dal break progressivo "And Yet" sfocia nell'algida "The Last Of Me", pregna di tecnica ma altrettanto priva di cuore - almeno alle mie orecchie. Facciamo finta di non aver sentito la cover degli U2 "New Year's Day" (che, per la cronaca, sarebbe un pezzo meraviglioso se non fosse stato stuprato da Van Dyk e soci) e passiamo alla titletrack conclusiva, dieci minuti e mezzo opachi in cui ho sentito molte idee riciclate dal primo CD di "Six Degrees Of Inner Turbulence".

C'è chi accoglierà con entusiasmo questo lavoro, ne sono certo, ma è da "This Mortal Coil" che i Redemption si accontentano di "riscaldare la minestra" (e, a posteriori, credo di essere stato fin troppo clemente già con il precedente "The Art Of Loss"): è così disdicevole pretendere qualcosa di più?

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 31 lug 2018 alle 16:40

non l'ho ancora ascoltato e speravo che Englund portasse linfa nuova ma se dici così mi "deprimo" un po'. I due precedenti album anche a me non avevano colpito molto positivamente...peccato

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