Non so quanti di voi abbiano ascoltato
"To The Power Of Three", bistrattato esordio datato 1988 del supertrio
Emerson, Berry & Palmer (meglio noto come
3). Da fedelissimo sostenitore del tastierista inglese, anni fa l'ho comprato, l'ho consumato e non l'ho trovato così indecente - di certo si è trattato, a posteriori, del "disco sbagliato al momento sbagliato".
30 (!) anni dopo
Robert Berry ha tirato fuori dal cilindro questo insperato secondo capitolo concepito - in parte - con Keith Emerson pochi mesi prima del suo tragico
suicidio. Ecco allora che
"The Rules Have Changed" trova una sua collocazione come tributo al genio smisurato di
Emerson ancor prima che come un nuovo album della storica formazione (ribattezzata, a ragione,
3.2).
Mi aspettavo un tripudio di tastiere, ed è esattamente quello che ho trovato in questo full-length. Si parte in sordina con
"One By One", fatta di synth sugnosi e di accordi sospesi nella migliore tradizione emersoniana - per non parlare delle fughe pianistiche.
"Powerful Man" è un vero e proprio tuffo nel passato ai tempi di
"To The Power..." di cui
Berry è riuscito a cogliere tutte le sfumature. La titletrack è un episodio meno ispirato e non troppo a fuoco, nonostante il break strumentale alla
"Desde La Vida", al contrario dell'epica e sinfonica
"Our Bond", un po'
"On My Way Home" e un po' ELP (e c'è pure la citazione da
"America", primo successo di
Emerson con i Nice).
Il piglio progressivo e l'iconica armonia quartale del tastierista caratterizzano
"What You're Dreamin' Now", mentre
"Somebody's Watching" fonde sapientemente il gusto pop di
Berry con i fraseggi peculiari di
Emerson. Non si spiega nell'economia dell'album
"This Letter", traccia dai tratti acustici/folk che nel posticcio assolo di fisarmonica potrebbe ricordare
"C'Est La Vie", prima di un finale all'insegna del tastierismo più "estremo". La conclusiva
"Your Mark On The World" è sorprendentemente concitata, e strizza l'occhio all'arcinota
"Tarkus" in più punti
(e vai di lacrimuccia, ndr).
Un lavoro oggettivamente non essenziale, ma riuscito - nonostante una produzione non proprio perfetta - e di sicuro interesse per gli orfani del buon
Keith come il sottoscritto.
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