35 anni di carriera prima con i Warlock e poi "in proprio", una ventina di album e svariate centinaia di live, hanno reso
Doro Pesch indiscutibilmente la regina dell'heavy metal e ne hanno decretato il successo planetario.
Non è quindi il suo passato nè la sua grandezza che si possono discutere: quello di cui si può parlare -e di cui parleremo in queste poche righe- è semmai il suo futuro anche all luce delle ultime, poco brillanti (eufemismo!) release della singer teutonica.
Dopo alcuni ascolti del doppio nuovo disco "
Forever Warriors - Forever United", edito da
Nuclear Blast, e composto da ben 25 brani (tra cui 6 bonus track) il mio giudizio su
Doro e sulla release stessa si potrebbero perfettamente riassumere in questo brevissimo dialogo cinematografico:
Il problema non è tanto nella qualità della proposta: la produzione è impeccabile così come la performance della band; il fatto è che tutti i brani suonano pericolosamente datati finendo per sembrare una auto-celebrazione piuttosto che nuova linfa musicale.
Ed il caleidoscopio di ospiti illustri presenti nell'album (si va da
Mille Petrozza a
Johan Hegg passando per i
Sabaton ed il mai abbastanza rimpianto
Warrel Dane) lungi dall'aggiungere quel quid in più che sarebbe auspicabile, paiono tirati per la giacca (borchiata, naturalmente) per distrarre l'ascoltatore dalla pochezza di ciò che sta ascoltando.
Certo, qualche pezzo discreto volendo essere buoni lo si può trovare, ad esempio "
Bastardos" e "
Living Life For The Fullest" hanno riffs e linee melodiche estremamente valide così come convincenti sono i dialoghi tra
Doro ed
Hegg in If "
I Can't Have You - No Will" già sperimentati nella canzone "A dream that cannot be" inclusa nell'ultimo disco degli Amon Amarth "Jomsviking" (certi favori vanno ricambiati....), ma si tratta purtroppo di episodi isolati che forse -se riuniti in un unico disco- avrebbero strappato una risicata sufficienza.
Stendiamo un velo pietoso invece sulle cover di "
Don't Break My Heart Again" dei Whitesnake e "
Lost In The Ozone" dei Motörhead reinterpretate in modo insipido e fiacco, che avrebbero meritato senza dubbio un miglior trattamento.
Persino 2 dei singoli lanciati prima dell'uscita del disco sono abbastanza deludenti, "
Lift me Up" e "
It cuts so deep", un mix di liriche scontate ed idee stra-utilizzate.
In sostanza potremmo sintetizzare: tanto rumore (oltre 90 minuti di musica) per nulla; siamo ai titoli di coda di una grande storia artistica?
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