Direttamente da quelli che il grande Gianni Della Cioppa definisce "days of dream", nel sottotitolo del suo libro "Italian metal legion", riemergono i veterani Synthesis, un gruppo davvero "storico", giacché la sua fondazione risale addirittura al 1978/79 e che tra molte peripezie, alcuni inevitabili avvicendamenti di line-up, piccole "grandi" soddisfazioni (partecipazioni alle compilations "Metallo Italia", "Not just spaghetti e mandolini", "Chianciano rock 1989" e "Who plays rock II", demos accolti in maniera entusiastica, apprezzatissime esibizioni live), grazie a sincerità, caparbietà e passione, riesce a giungere al debutto su Cd soltanto oggi con questo "Synthetic history", che rappresenta una sorta di preziosa sinossi di quanto realizzato dalla band ternana nel corso della sua consistente esistenza artistica.
Non è un caso che dietro a questa pubblicazione limitata a sole 500 copie ci sia proprio l'Andromeda Relix del già citato ex-singer degli Exile (ed attualmente vero e proprio riferimento del giornalismo rock italico, insieme, ovviamente, al "mitico" Beppe Riva, del quale, però, ho perso le tracce dopo la sua inaspettata recente sparizione dalle colonne di Rockerilla ...) e di Massimo Bettinazzi (anche produttore del dischetto in questione), un'etichetta la cui dedizione e competenza nel recupero di certe sonorità appaiono pressoché assolute.
Brani più nuovi si alternano ad altri maggiormente "stagionati" (ma ricordiamo che, per un ulteriore approfondimento "archeologico", sono disponibili su Cd in stricly limited edition, tramite il sito del gruppo, anche "Synthetic Sin", "The price of glory" e "The best of Synthesis 1985/88" contenenti le registrazioni dei vecchi lavori dimostrativi, con audio rimasterizzato) e rappresentano piuttosto bene le doti di una formazione dedita ad un suono che guarda fondamentalmente ai classici dell'heavy metal yankee "colto" anni '80, dove un lieve tocco "progressivo" e qualche vaga "contaminazione" NWOBHM, s'insinuano nell'amalgama dell'acciaio senza creare la benché minima "fragilità", ma viceversa realizzando una lega alquanto solida ed ammirevole e creando sull'ascoltatore (soprattutto su quello meno "imberbe") un piacevolissimo effetto tra la "nostalgia" per una stagione tricolore fatta senz'altro di poca "ragione" e molto "sentimento" viscerale ma non per questo povera di talento e la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un gruppo davvero eccellente, che potrebbe dare ancora molto.
L'intrigante intreccio di "Iron town", il riuscitissimo "esperimento" in lingua madre di "Liberi e soli" (condito da ottimi flash chitarristici), l'epicità raffinata di "Incipit vita nova", la discreta verve introspettiva di "Another farewell", la sollecita essenzialità di "Firebound", la melodia contagiosa e gli accenni class metal di "Spell of the night", la deliziosa intensità elettro-acustica di "Liar" e poi ancora l'irruenza "old fashioned", per certi versi "ingenua", di "Asylum" (tratta da "Not just spaghetti and mandolini") e di "The light" (sempre buono, in ogni caso, il refrain e la costruzione complessiva di questa track catturata da "Metallo Italia", un progetto oggi celebrato per il suo innegabile valore pionieristico, ma all'epoca della sua uscita oggetto di giudizi a dir poco "controversi"), mettono in evidenza le qualità di un repertorio che meritava assolutamente di poter essere valutato ed apprezzato con una diffusione al massimo livello di visibilità possibile.
Contribuiscono all'appetibilità di "Synthetic history" anche le versioni video di "Spell of the night" e di "The light", con quest'ultima davvero gustosa, che mi ha riportato indietro nel tempo ai "gloriosi" anni di Videomusic e della trasmissione "Heavy con Kleever" (abbastanza "demenziale" se vogliamo, con il suo carico di stereotipi, ma anche divertente ... e poi in quel periodo bisognava accontentarsi!).
Un disco da consigliare a tutti gli appassionati dell'heavy metal nazionale (e non solo), dunque ... a quelli che ne hanno sperimentato personalmente i primordi, per rivivere momenti forse irripetibili e anche a chi, magari esclusivamente per questioni anagrafiche, non li ha vissuti, per capire ancora meglio una "scena" che nasce da lontano e che solo in tempi relativamente recenti ha raggiunto una tangibile credibilità internazionale, anche grazie al lavoro di tanti "antesignani" rimasti purtroppo spesso lontani dalla meritata luce dei riflettori.
Tornando a quanto già accennato in precedenza, ritengo i Synthesis una band in grado di poter dire la sua anche in questo più "facile" ma anche probabilmente maggiormente "freddo" mercato discografico attuale, con la forza della maturità e dell'esperienza, anche se i capelli sono leggermente più corti e il look è mediamente più "sobrio". A presto, quindi!
P.S. "Synthetic history", come tutte le produzioni targate Andromeda Relix, è ordinabile direttamente contattando l'indirizzo www.andromedarelix.com ... orsù, correre tutti al P.c.!
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